Sabato 30 Novembre 2024
MAURIZIO SACCONI
Economia

Buona notizia. Troppi vantaggi per la Francia

Le dimissioni di Carlos Tavares da Stellantis: un'analisi critica della sua gestione e delle implicazioni per il futuro dell'azienda e dell'industria automobilistica europea

Carlos Tavares

Carlos Tavares

Roma, 2 dicembre 2024 – L’uscita dell’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è una buona notizia. Il manager ha guidato il gruppo automobilistico dal momento della fusione tra la francese PSA e la “nostra” FCA, salvata e riorganizzata da Sergio Marchionne a seguito di una crisi di Fiat prossima alla irreversibilità. Di lui ricordiamo con ammirazione soprattutto l’accordo con l’americana Chrysler nel quale la società torinese risultò dominante. Alla sua scomparsa molti auspicavano una gestione in continuità, affidata al suo stretto collaboratore Alfredo Altavilla. L’azionista di riferimento preferì liberarsi dal condizionamento di quel percorso aziendale per scegliere, più liberamente, l’accordo con il gruppo francese dal quale nacque Stellantis. Questa volta, la fusione diede immediatamente la percezione di un ruolo subalterno di FCA con il trasferimento in Francia di tutti i reali centri decisionali. Lo stesso amministratore delegato apparve subito asimmetrico nell’attenzione agli stabilimenti e alle esperienze dei due gruppi. Inizialmente critico verso la politica ideologica dell’Ue, si era poi accomodato sposando l’imposizione della tecnologia elettrica attraverso investimenti su nuove piattaforme. In Francia. Investimenti che chiedevano di essere ammortizzati e così hanno determinato un circolo vizioso tra la necessità di produrre auto elettriche e il rifiuto dei consumatori. Tavares non è stato solo in questo percorso suicida. Basti pensare ai due grandi brand tedeschi che tanto rappresentano nell’economia del nostro primo mercato di esportazione e che hanno creduto di colonizzare la Cina venendone colonizzati. Ora le sue dimissioni consentono un pit stop che deve riguardare le istituzioni a partire da quelle europee. La nuova Commissione potrà confermare gli obiettivi di decarbonizzazione ma dovrà scegliere la neutralità tecnologica e una tempistica più realistica.