Venerdì 22 Novembre 2024
GIORGIO COSTA
Economia

Btp Valore, Green, Italia e Futura: investimenti, rischi e opportunità

Lunedì 26 febbraio ci sarà la terza emissione di Buoni pluriennali del tesoro “Valore”. Ma non sono gli unici

I Btp fra rischi e opportuntà

I Btp fra rischi e opportuntà

Roma, 25 febbraio 2024 – Lunedì 26 febbraio è il giorno del collocamento del nuovo Btp Valore. Un’asta che si conclude venerdì 1 marzo alle 13 (salvo decisione di chiusura anticipata da parte del Mef).

Per questa emissione verranno pagate le cedole ogni tre mesi, con rendimento minimo medio annuo al 3,25% per i primi 3 anni che sale al 4% negli ultimi 3 con il premio fedeltà che sale allo 0,7% ed è riservato a chi lo acquista durante i giorni di collocamento e lo detiene fino alla scadenza

Sale l’interesse dei risparmiatori verso questo strumento finanziario che è tra i più presenti nel portafoglio degli italiani.

L’acronimo Btp sta per Buoni del Tesoro poliennali che indica già una loro caratteristica distintiva: sono titolo di debito dello Stato a medio e lungo termine, una caratteristica che li distingue dagli ancora più frequenti Bot, che hanno una scadenza fissata entro un anno (3, 6 e 12 mesi) e sono quindi di breve termine.

I Btp hanno invece una scadenza più lunga che può andare dai 18 mesi ai 50 anni. Tecnicamente, sono obbligazioni a medio-lungo termine emesse dal Dipartimento del Tesoro (Ministero dell’Economia e delle Finanze) con cedola fissa posticipata pagata semestralmente. I BTP possono essere emessi con scadenze pari a 18 mesi, 3, 5, 7, 10, 15, 20, 30 e 50 anni; di norma nelle aste di metà mese vengono offerti i titoli Btp a 3 e 7 anni ed eventualmente, in relazione alla domanda espressa dal mercato, Btp con durate dai 15 ai 50 anni; durante l’ultima settimana – nelle aste di fine mese, vengono offerti Btp a 5 e 10 anni.

Normalmente i risparmiatori non possono partecipare direttamente alle aste (cosa che invece accade per il Btp Valore) ma possono comprare Btp solo attraverso gli intermediari autorizzati (banche e imprese di investimento registrate presso la Banca d’Italia). Quindi, i Btp possono essere acquistati dai risparmiatori (sempre tramite un intermediario, importo minimo 1.000 euro) in un momento successivo alla loro emissione, sul cosiddetto mercato secondario, vale a dire il Mot (Mercato Telematico delle Obbligazioni e dei Titoli di Stato) gestito da Borsa Italiana Spa o l’MTS (Mercato Telematico dei titoli di Stato), riservato agli intermediari autorizzati (banche e imprese di investimento) dove l’importo minimo negoziabile è pari a 2 milioni di euro.

Per quel che riguarda il rendimento, quello dei Btp deriva in parte dal flusso cedolare e in parte dalla differenza tra il prezzo di sottoscrizione (se acquistato in asta) o di acquisto (se acquistato sul mercato secondario), e il valore nominale (sempre pari a 100) che viene rimborsato alla scadenza.

Le cedole sono di norma predeterminate all’emissione (e quindi costanti per tutta la vita del titolo) ma in altri casi possono essere invece indicizzate ad alcuni indicatori, come l’inflazione, o prevedere sistemi di premialità finale per i detentori di lungo periodo o anche sistemi di in variazione del tasso cedolare (per esempio nel caso delle cedole con sistema step-up, è ancora il caso del Btp Valore che per i primi tre anni paga il 3,25% e per gli altri 3 il 4%).

Le caratteristiche appena delineate fanno sì che i Btp siano titoli obbligazionari adatti per investimenti di medio, lungo o lunghissimo periodo (fino a 50 anni) che garantiscono cedole periodiche fisse e quindi incassi regolari e predeterminati. Da parte loro, i Btp presentano un profilo di rischio medio/basso, essendo emessi da uno Stato sovrano, qualora si intenda mantenerli fino alla scadenza: in caso contrario possono diventare molto rischiosi, soprattutto sulle scadenze più lontane nel tempo, come è accaduto recentemente durante la fiammata inflattiva in cui i prezzi sono scesi vertiginosamente. Infatti, chi investa in Btp con l’intenzione di vendere i titoli prima della scadenza (o si trova nella necessità imprevista di doverlo fare) incorre anche nel cosiddetto rischio di mercato: infatti, le fluttuazioni al rialzo dei rendimenti causano una discesa del prezzo del Btp sotto il prezzo di asta o di acquisto sul mercato secondario, causando una minusvalenza per l’investitore (l’opposto succede in caso di discese dei rendimenti). Ed è chiaro che questo tipo di rischio è tanto più elevato quanto maggiore è la vita residua del Btp e diventa massimo nel caso del Btp a 50 anni, il cui valore può avere fluttuazioni simili a quelle delle azioni e presenta un grado di rischiosità alta.

L’altro rischio che presentano i Btp è anche il rischio tasso, ossia il rischio che variazioni dei tassi d’interesse dell’Eurozona si riflettano su rendimenti e prezzi dei Btp sul mercato. Anche in questo caso si tratta di un rischio che cresce con la vita residua del titolo e che caratterizza solo gli investimenti non portati a scadenza. A determinare poi il valore dei Btp concorre anche il rischio Paese e questa è la ragione per i Btp italiani attualmente stanno rendendo intorno al 3,8%, il livello più altro tra i Paesi dell’Eurozona, contro il 3,3 della Grecia e il 3,2% della Spagna. Di fatto, sul medio periodo l’Italia viene giudicata la più rischiosa, dal punto di vista economico-finanziario e di sostenibilità del debito, tra le nazioni dell’Eurozona.

La tassazione sui redimenti dei Btp, come per gli altri titoli di Stato delle maggiori economie, è una tassazione pari al 12,5%, decisamente inferiore rispetto alla tassazione delle rendite finanziarie (26%). Inoltre, a breve i Btp, come gli altri titoli di Stato, saranno esclusi dal calcolo dell’Isee fino a 50mila euro.

Infine, esistono varie tipologie di Btp che si affiancano a quella “ordinaria”. Infatti, nel tempo sono stati emessi: Btp Green (titoli di Stato oltre i 10 anni nati nel 2021 e caratterizzati dalla specifica destinazione delle risorse raccolte alle spese statali con positivo impatto ambientale e a supporto della transizione ecologica dell’Italia); BTP€i indicizzati a all’inflazione europea; Btp Italia, titoli simili ai BTP€i, ma indicizzati all’inflazione italiana; BTP Futura, titoli con durata da 8 a 16 anni, tesi a sostenere il futuro del Paese in riferimento alla crisi sanitaria ed economica nata in circostanze simili a quelle del Covid; e da ultimo, appunto, il Btp Valore, titoli di Stato con durata fino a 6 anni con cedole semestrali o trimestrali, destinati alle famiglie, quindi al pubblico indistinto o retail, caratterizzati da cedole crescenti nel tempo (step up) con rendimenti minimi prefissati e da un extra premio finale di fedeltà per chi li detiene dal collocamento alla scadenza.