Domenica 22 Dicembre 2024
FABIO LOMBARDI
Economia

Btp Valore 2024 da record: chiusura a 18,32 miliardi. Rendimenti confermati. Il confronto con le prime due emissioni

Un successo la terza edizione di Buoni del Tesoro pensati per i piccoli risparmiatori. Confermati i tassi

Roma, 1 marzo 2024 – Si è chiuso alle 13 di oggi il collocamento dei Btp Valore di febbraio 2024. Una terza edizione del Btp Valore è da record.

Record per la terza emissione di Btp Valore: il confronto con le precedenti
Record per la terza emissione di Btp Valore: il confronto con le precedenti

Quinta giornata

Il Btp Valore è titolo destinato ai piccoli risparmiatori chiude la quinta giornata di collocamento con sottoscrizioni per oltre 1,37 miliardi di euro. 

Raccolta complessiva record

Un valore che porta a 18,32 miliardi il totale raccolto. Il dato supera le sottoscrizioni delle prime due emissioni:

  • 18,14 miliardi di giugno 2023
  • 17,2 miliardi di euro di ottobre 2023.
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Rendimenti confermati

Il Mef ha confermato i rendimenti minimi annuali (che a questo punto diventano definitivi) del Btp Valore, il titolo che ha data di godimento 5 marzo 2024 e scadenza 5 marzo 2030, sul livello annunciato lo scorso 23 febbraio:

  • 3,25% per il primo, secondo e terzo anno
  • 4% per il quarto, quinto e sesto anno

Ai sottoscrittori che manterranno il Btp Valore per tutta la durata dei 6 anni, ha sottolineato il Tesoro, verrà garantito anche un premio finale extra dello 0,7%.

Il Confronto con le prime due emissioni

Come detto il collocamento dei Btp Valore di febbraio 2024 ha fatto registrare una raccolta superiore alle due edizioni precedenti nonostante, per alcuni aspetti, le due aste del 2023 offrissero condizioni anche migliori. Nella prima emissione (durata 4 anni) tassi furono uguali a questa emissione di febbraio 2024: del 3,25% per i primi due anni e del 4% per i successivi due. Nella seconda emissione (ottobre 2023 con durata 5 anni) i rendimenti vennero fissati a livelli superiori a questa emissione: al 4,1% per i primi tre anni e al 4,5% per i due anni successivi. C’è da dire che le prime due emissioni si sono svolte in momenti in cui l’inflazione era più alta, circostanza che avrebbe potuto ritenere ad alcuni investitori che la sottoscrizione non fosse così conveniente.