Bergamo, 2 ottobre 2024 – Brembo esce da Pirelli. La casa bergamasca – leader mondiale e innovatore della tecnologia degli impianti frenanti a disco e fornitore dei costruttori più prestigiosi a livello mondiale – ha annunciato l’avvio di una operazione di cessione dell’intera partecipazione di 55.800.000 azioni ordinarie di Pirelli, pari a circa il 5,58% del capitale sociale della società per un controvalore vicino ai 300 milioni. L’offerta sarà realizzata attraverso una procedura di accelerated bookbuilding rivolta a “determinate categorie di investitori istituzionali”. La procedura di bookbuilding avrà inizio immediatamente.
Cos’è l'accelerated bookbuild
L'accelerated bookbuild è una procedura con cui vengono cedute ad investitori istituzionali quote societarie particolarmente rilevanti. In Italia questa operazione è utilizzata spesso, ma non solo, dagli azionisti di maggioranza per cedere pacchetti azionari mentre all'estero viene utilizzata anche dalla stessa società per reperire velocemente capitali (per acquisizioni o per rifinanziamento del debito).
I vantaggi
Uno dei vantaggi dell'accelerated bookbuild è proprio la velocità. Le azioni sono cedute in uno massimo due giorni e senza bisogno di nessuna operazione pubblicitaria (come accade invece per le Ipo). Un altro vantaggio è il collocamento ad investitori istituzionali e non direttamente sul mercato (che potrebbe non essere in grado in un breve lasso di tempo di assorbire una quantità troppo elevata di azioni). Per contro l'accelerated bookbuild prevede uno sconto per gli investitori istituzionali che acquistano la quota che può variare tra l'1 ed il 5%. Lo sconto è il margine di guadagno degli investitori che con il tempo cederanno una parte del pacchetto ad altri investitori mentre una parte finirà sul mercato. Brembo darà comunicazione dell’esito del collocamento al termine dello stesso. BNP PARIBAS agisce in qualità di Sole Global Coordinator e Bookrunner dell’Offerta. Skadden, Arps, Slate, Meagher & Flom LLP agisce in qualità di legal counsel dell’azionista venditore.
Il valore del pacchetto
Ai valori della chiusura di Borsa dell’1 ottobre (9,68 euro per azione, in calo dell’1,57% frenata dovuta più che altro al momento negativo dell’auto) il pacchetto messo in vendita da Brembo vale circa 300 milioni. Più che per il valore finanziario, però, la decisione di Brembo è rilevante per la sua valenza industriale. L’ingresso di Brembo in Pirelli (5,34 euro il valore all’1 ottobre dell’azione, in calo dell’1,98%) aveva infatti portato a immaginare una fusione fra i due gruppi per creare un colosso italiano della componentistica. Lo scenario sembrava aver trovato qualche credito in alcune dichiarazioni del patron di Brembo, Alberto Bombassei, che un anno fa aveva definito le nozze “una bella cosa” anche se al momento, aveva ammesso, “non c’è nulla di serio”.
Il precedente
L’uscita di Brembo da Pirelli segue quella di Silk Road Fund (il fondo cinese) le cui azioni sono state comprate, in parte, nel maggio scorso, da Marco Tronchetti Provera che si è portato così al 22,7%. Anche il fondo cinese aveva avviato una procedura di accelerated bookbuilding di 90,2 milioni di azioni, pari al 9% circa del capitale corrispondente all’intera partecipazione detenuta dal gruppo della Bicocca. Attraverso Camfin Alternative Assets Tronchetti Provera ha acquistato il 2,2% del gruppo portando così al 22,78% la quota complessiva detenuta dai soci italiani che fanno capo alla Marco Tronchetti Provera & C. spa (Mtp) che diviene azionista stabile e conferma l'impegno nel sostenere i progetti industriali di Pirelli.
Il caso Pirelli
I cinesi erano entrati in Pirelli nel 2015 acquisendo una quota di maggioranza relativa. L’operazione, al tempo, fu considerata come un auspicabile apporto di capitale necessario e risorse aggiuntive. Dopotutto, l’Italia stava uscendo a fatica dalla crisi finanziaria e dei debiti sovrani dopo, e ogni investimento straniero appariva come una boccata d’ossigeno per l’economia del paese, nonché per società, come ad esempio Pirelli, non in buona salute. Nessuna seria preoccupazione, invece, in termini di sicurezza nazionale. Peraltro, la golden power non avrebbe potuto nemmeno essere utilizzata perché all’epoca aveva ancora una dimensione circoscritta e prevedeva solo pochi settori strategici, ossia sicurezza e difesa nazionale, comunicazioni, trasporti ed energia. Pirelli era una società operante nel settore automobilistico e, in particolare, nella produzione di pneumatici; dunque non poteva in nessun modo essere ricompresa nel raggio di applicazione del golden power. In definitiva, il takeover del 2015 va in porto, accolto con entusiasmo sul lato economico e comunque senza interferenze a livello di controllo statale, e Pirelli si trova ad avere una governance ruotante attorno a due soci principali: i cinesi di Marco Polo International Italy, dietro a cui vi è Sinochem, con il 37,01%, e Camfin, riconducibile a Marco Tronchetti Provera, con il 14,01%.
Il cambio di prospettiva nel 2023
Ma le cose cambiano nel 2023 e la strategicità di Pirelli è stata giustificata dal governo in virtù dello sviluppo da parte della stessa di particolari sensori cyber per gli pneumatici in grado di immagazzinare dati sensibili destinati a molteplici usi. Così si legge in un comunicato stampa di Palazzo Chigi: “Tali sensori sono in grado di raccogliere dati del veicolo riguardanti, tra l’altro, gli assetti viari, la geolocalizzazione e lo stato delle infrastrutture. Le informazioni così raccolte possono essere trasmesse a sistemi di elaborazione cloud e super calcolatori per la creazione, tramite intelligenza artificiale, di complessi modelli digitali utilizzabili in sistemi all’avanguardia come Smart city e digital twin. La rilevanza di questa tecnologia Cyber è individuabile in una pluralità di settori: automazione industriale, machine to machine communication, machine learning, manifattura avanzata, intelligenza artificiale, tecnologie critiche per la sensoristica e attuatori, Big Data e Analitycs”.
Da qui l’applicazione della golden power per una tecnologia considerata “di rilevanza strategica nazionale”. Il caso Pirelli dice tanto su come sia cambiato il mondo in otto anni e su come le tecnologie detenute saranno sempre più centrali nelle decisioni dei governi, sul rapporto tra forma e sostanza.