Martedì 16 Luglio 2024
ANTONIO PATUELLI *
Economia

Boom delle entrate tributarie. L’Italia ha i numeri per crescere

Dalle imposte incassate dallo Stato risultati migliori delle previsioni. Ora vanno incoraggiati i fattori produttivi

Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti

Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti

Roma, 16 luglio 2024 – Il debito pubblico dell’Italia, progressivamente e costantemente cresciuto fin dagli anni Sessanta del Novecento, è uno degli elementi che maggiormente incidono, direttamente e indirettamente, sugli andamenti dell’economia e dell’occupazione. La ripresa cospicua dello sviluppo, la limitazione della spesa pubblica, l’attenzione al costo del debito pubblico e la lotta all’evasione fiscale sono le principali linee per favorire la crescita dell’economia e dell’occupazione, con l’equilibrio della finanza pubblica. Dopo anni di aumenti della spesa pubblica, soprattutto a seguito della pandemia, ora emergono anche nuovi elementi positivi per il bilancio dello Stato.

Infatti, nei primi cinque mesi di quest’anno, le entrate tributarie dello Stato sono salite di 18,7 miliardi di euro, con un incremento di ben il 9,7%. L’aumento dell’Ires (l’imposta sui redditi delle società) è stato addirittura del 37,4%. Rispetto alle previsioni, sono ancor migliori i dati che emergono dal disegno di legge di assestamento di bilancio, presentato dal governo in parlamento lo scorso 5 luglio. Questi incrementi di entrate tributarie dello Stato sono in particolare frutto di migliori andamenti di molti settori delle imprese nel 2023 e, ovviamente, dipenderanno in futuro da molti fattori. In particolare la riduzione del costo del denaro favorisce la più cospicua ripresa dello sviluppo.

La Bce (fra le prime nel mondo) ha iniziato a ridurre il tasso ufficiale, anche se per ora solo dello 0,25%, e comunque ha tassi che sono nella fascia bassa dei tassi mondiali. Il prossimo 18 luglio si riunirà il Consiglio della Bce per eventuali decisioni di politica monetaria. I tassi di mercato, quelli praticati dalle banche, hanno anticipato abbondantemente, fin dal novembre scorso, questa decisione della Bce. Venerdì scorso l’Euribor a tre mesi (uno dei più utilizzati) era al 3,69%, attorno al suo minimo dell’ultimo anno.

Anche l’Irs a dieci anni, molto usato per i mutui, rispetto al suo massimo del 3,52% di ottobre scorso, è ora al 2,76%. Particolarmente convenienti appaiono, in Italia, i mutui a tasso fisso che stanno incoraggiando ad una nuova e più vivace fase nel mercato della casa. Inoltre sono molto positivi i dati di Banca d’Italia sull’andamento del turismo quest’anno in Italia, ovviamente senza ancora poter contare sui flussi del grande Giubileo che inizierà alla vigilia del prossimo Natale. Non altrettanto brillante è, però, l’andamento della produzione industriale. Su tutto influisce, in vario modo, l’inflazione che è il più ingiusto dei prelievi, soprattutto per stipendi, pensioni e risparmi, e incide in maniera determinante sulle scelte della Bce nel determinare i tassi.

A giugno scorso, sulla base dei dati di Eurostat, l’Istituto europeo di statistica, l’inflazione media nell’area Euro era del 2,5%, con l’Italia allo 0,9%, Germania e Francia al 2,5%, e la Spagna al 3,5%. Insomma, senza preconcetti di alcun genere, di fronte ai tanti rischi che derivano dalle complessità della situazione internazionale, innanzitutto per i gravi conflitti in Ucraina, in Medio Oriente e nel Mar Rosso, e per quanto sta avvenendo negli Usa, vi sono anche elementi che possono favorire una più cospicua ripresa dello sviluppo in Italia, se saranno incoraggiati i più vari fattori produttivi, decisivi anche per l’incremento ulteriore dell’occupazione.

* Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana