Roma, 28 ottobre 2024 – La manovra finanziaria per il 2025 punta decisamente molte carte sugli incentivi per far ritardare volontariamente il pensionamento e favorire la permanenza al lavoro per i lavoratori che nel corso dell’anno conseguano la possibilità di lasciare l’attività. L’obiettivo dichiarato è far salire l’età effettiva di pensionamento che oggi è intorno ai 64 anni: vediamo, nello specifico, quella che si configura come l’agevolazione principale a favore dei ritardatari della pensione. Parliamo del cosiddetto bonus Maroni rivisto e ampliato, dal nome dell’ex Ministro del Lavoro, Roberto Maroni, che lo introdusse agli inizi degli anni Duemila.
Cos’è il bonus Maroni
Si tratta di un incentivo a rimanere al lavoro invece di andare in pensione consistente nella possibilità di rinunciare all’accredito contributivo della quota dei contributi a proprio carico che è pari a poco meno del 10 per cento.
La somma in questione, versata dal datore di lavoro all’Inps, non viene persa. Anzi. Si trasforma in un bonus retributivo che viene corrisposto dal datore di lavoro direttamente in busta paga al lavoratore, il quale potrà contare di fatto su un aumento di stipendio di circa il 10 per cento. La prima novità prevista dalla manovra per il 2025, per rendere l’operazione più appetibile, è quella di trasformare la quota aggiuntiva di stipendio in una somma interamente detassata.
I destinatari
A differenza dell’anno in corso, per il quale il bonus Maroni poteva e può essere utilizzato solo dai lavoratori che rinunciavano o che rinunciano a andare in pensione con Quota 103, la formula per l’anno prossimo include, oltre ai lavoratori che matureranno i requisiti di 62 anni e 41 anni di contributi al 31 dicembre 2025, anche quelli che matureranno i requisiti contributivi di 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne entro il 31 dicembre 2025.