Giovedì 21 Novembre 2024
ELENA COMELLI
Economia

Guerra in Ucraina: bollette folli e risparmi a rischio. Pagheremo un conto da 90 miliardi

I costi del conflitto per gli italiani. Prezzi alle stelle, consumi tagliati. Gli investitori pensano ai titoli Usa

Gas, una stazione di compressione (Ansa)

Gas, una stazione di compressione (Ansa)

I prezzi dell’energia che salgono, il costo della vita che aumenta, i risparmi erosi dalla bufera sui mercati (ieri la Borsa ha perso il 6,24%): l’economia di guerra avrà delle ricadute pesanti.

CARO-ENERGIA

La mazzata principale riguarderà l’energia: "Se i prezzi non dovessero scendere nel resto dell’anno, il conto che l’economia italiana sarà chiamata a pagare nel 2022 ammonterà a 90 miliardi di euro, circa il 5% del nostro Pil", sostiene Davide Tabarelli di Nomisma Energia. Una cifra enorme se confrontata con la bolletta del 2021, che si è fermata a 35 miliardi. "Si tratta di una differenza di 55 miliardi, pari a tre punti del Pil e sono tutti soldi che usciranno dall’Italia", spiega Tabarelli.

SPESA SALATA

Una crisi energetica che rischia di fermare la crescita. I prezzi dell’energia, infatti, non pesano solo sulle bollette, ma anche sul carrello della spesa: il rincaro infatti si trasferisce sulla filiera agroalimentare. In più, il fatto che nel conflitto siano coinvolte Russia e Ucraina, che insieme rappresentano un terzo del commercio mondiale di grano, ha fatto balzare i prezzi della materia prima e di prodotti come pasta e pane. Già a gennaio spaghetti e penne, secondo Assoutenti, avevano registrato un +12,5%, ma ora il prezzo potrebbe arrivare a salire del 30% rispetto allo scorso anno. Il prezzo del pane, cresciuto del 3,7% lo scorso mese, potrebbe subire aumenti del 10%. Il Cai (Consorzi Agrari d’Italia) ha fatto sapere che le quotazioni di grano tenero sono "a livelli mai visti e le conseguenze potrebbero ricadere presto su consumatori e agricoltori". Gli effetti sui consumi si sentiranno a breve.

RISPARMI IN PERICOLO

Sul fronte dei risparmi c’è da affrontare intanto il crollo dei mercati finanziari degli ultimi giorni, soprattutto da quando la Russia ha cominciato la vera e propria invasione dell’Ucraina. Come nota Michele Morganti, senior equity strategist di Generali Investments, "mentre la crisi ucraina si sta inasprendo, i mercati hanno registrato un calo del 10% rispetto al picco di novembre. Nel breve termine, riteniamo che vi sia spazio per un altro 5%-10% circa di ribasso". Morganti sconsiglia, in un momento come questo, "dall’acquistare aggressivamente titoli sul mercato".

CHI CI GUADAGNA

D’altra parte i movimenti registrati dalle Borse hanno fornito un’idea abbastanza chiara degli schieramenti in campo in questa economia di guerra, in termini di settori da favorire. Va segnalata la corsa dei titoli del comparto della difesa, che ha visto tra i protagonisti l’italiana Leonardo. Si è distinta Tenaris, che opera nel settore delle materie prime, mentre Eni e Snam, favorite dall’impennata del petrolio e del gas, hanno mantenuto le posizioni.

I MERCATI 'RIFUGIO'

Abbastanza chiari anche gli equilibri geografici, che privilegiano il mercato americano come un possibile rifugio. "Abbiamo ridotto la nostra esposizione all’azionario europeo", spiega Andrea Cuturi, ad di Anthilia Capital Partners Sgr. "Al contrario, siamo compratori di azioni statunitensi, perché pensiamo che il mercato americano, in questa fase, possa offrire agli investitori una qualche forma di rifugio. Vediamo poi valore in Giappone, mentre abbiamo ridotto la presenza sui mercati emergenti e la Cina, che rischia di essere coinvolta nel conflitto dal punto di vista geopolitico. Abbiamo diminuito l’esposizione netta all’azionario rispetto a due mesi fa, ma in un orizzonte cioè di 18 mesi, vediamo valore".