Venerdì 24 Gennaio 2025
LAURA LANA
Economia

La seconda vita di telefoni e pc inizia a Bollate, grazie a un progetto Leonardo

Il progetto ambientale e sociale nasce da una partnership tra Leonardo, Fenixs srl e Amsa (Gruppo A2A). L’obiettivo è il recupero e il riutilizzo di computer, cellulari e materiali provenienti dai data center dismessi

I detenuti al lavoro sul riciclo dei rifiuti

I detenuti al lavoro sul riciclo dei rifiuti

Bollate (Milano) – Dal 2020 al carcere di Bollate si dà una seconda vita ai rifiuti elettronici. Solo dal 2023 sono stati venduti oltre mille cellulari rigenerati e, per quest’anno, la previsione è addirittura triplicata. Il progetto ambientale e sociale vede una partnership articolata, che mette insieme Leonardo, Fenixs srl e Amsa, società del Gruppo A2A. L’obiettivo è il recupero e il riutilizzo di dispositivi come computer, cellulari e materiali provenienti dai data center dismessi. Un’iniziativa di economia circolare che si unisce al reinserimento nel mondo del lavoro sui dispositivi dei detenuti, che in questo modo possono acquisire competenze professionali di alto livello.

Si parte dal data wiping, cioè la cancellazione dei dati, poi le apparecchiature vengono sottoposte a un’attività di refurbishing (rigenerazione) per arrivare, infine, sul mercato. I telefoni arrivano dai siti di Leonardo, che contribuisce così alla riduzione dei rifiuti elettronici e al miglioramento della sostenibilità ambientale. L’azienda fino a oggi ha conferito al progetto un totale di circa 35 tonnellate di materiali, con un incremento significativo previsto per questo anno che è stato quantificato in 3mila cellulari e ulteriori 35 tonnellate di componenti elettronici.

Numeri da record che fanno parte di un più ampio piano di sostenibilità avviato da Leonardo per la gestione responsabile dei materiali, l’adozione di pratiche aziendali circolari e il rafforzamento della presenza territoriale, con un impatto sociale tangibile. Attenzione all’ambiente e inclusione sociale, collaborazione tra pubblico e privato e tra impresa e società civile, ma non solo. Ampio spazio è dato, infatti, all’innovazione tecnologica con l’utilizzo anche dell’intelligenza artificiale. Il recupero di materie prime di alta qualità A++ (urban mining) avviene attraverso la separazione dei componenti delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), arrivati a fine corsa e diventati quindi uno scarto.

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Oggetti da rigenerare

Il processo nell’impianto di trattamento del carcere di Bollate include l’uso di un robot svitatore, a sua volta alimentato da algoritmi di intelligenza artificiale, che automatizza la separazione dei vari materiali. I rifiuti, trattati da impianti specializzati, danno vita a materie prime seconde, come metalli e plastiche, pronte per tornare nella filiera produttiva. Un’innovazione che non solo riduce l’impatto ambientale, ma risponde anche alle nuove normative europee, che richiedono trasparenza nella gestione dei rifiuti e del loro recupero. Una sinergia win-win, in cui l’economia circolare non solo fa bene all’ambiente ma anche alla società.

I detenuti sono stati formati e oggi lavorano nell’impianto di Bollate grazie a competenze altamente specialistiche per eseguire le operazioni di rigenerazione dei dispositivi elettronici. Un know-how spendibile che favorisce il reintegro professionale. A testimoniarlo è proprio il tasso di recidiva, che dall’avvio del progetto è sceso dal 70 al 20%, sintomo dell’efficacia del programma nel migliorare le opportunità di reinserimento sociale.