Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSIA GOZZI
Economia

Bitcoin, Google vieta le app per produrre le criptovalute

Stessa cosa aveva fatto Apple un mese fa. Non è la prima volta che Big G avvia una stretta sul mondo delle valute digitali

Una rappresentazione simbolica dei Bitcoin (Ansa)

Una rappresentazione simbolica dei Bitcoin (Ansa)

Roma, 29 luglio 2018 - Bitcoin e criptovalute nel mirino dei big della web economy. Dopo Apple, anche Google mette al bando le applicazioni che fanno 'mining', cioè che producono ('minano') le criptovalute. La compagnia di Mountain View nell'aggiornare le sue linee guida per gli sviluppatori, ha vietato la presenza di queste app su Play Store. L'unica concessione è per quelle applicazioni che "gestiscono da remoto il mining di criptovaluta", cioè non direttamente sul dispositivo. Una modifica analoga è stata introdotta un mese fa da Apple: il gigante della mela morsicata ha stoppato alle applicazioni per 'coniare' bitcoin e altre monete virtuali su computer Mac e dispositivi mobili. Le uniche applicazioni di mining accettate sono quelle che lo fanno fuori dai dispositivi, ad esempio nel cloud. Le regole non vietano la presenza di app che fungono da 'portafoglio elettronico' delle criptovalute, purché offerte da sviluppatori iscritti come organizzazioni.

Non è la prima volta che Google avvia una stretta sul mondo delle valute digitali. Già a maggio l’azienda aveva bandito dalla sua piattaforma pubblicitaria le inserzioni ingannevoli sulle Ico (initial coing offering), le offerte iniziali di monete digitali che ricalcano il processo delle quotazioni di Borsa (Ipo). Lo stesso aveva fatto Facebook. Una stretta che al momento sembra non avere riflessi immediati sul prezzo della regina delle criptovalute, il quale resta stabile sopra gli 8mila dollari dopo essere sceso nei mesi scorsi poco sopra quota 6mila dollari. Così come non ci sono stato scossoni dopo lo schiaffo della Sec al Bitcoin e ai gemelli Winklevoss: la consob americana ha infatti respinto, per la seconda volta in 18 mesi, la richiesta dei due rivali di Mark Zuckerberg per un exchange-traded fund sul  Bitcoin. La Sec ha motivato la decisione sollevando dubbi sulla "resistenza alla manipolazione" ma anche per problemi di frodi e di tutela degli investitori. Le criptovalute però -  afferma il Financial Stability Board in un rapporto sui cripto asset preparato per il G20 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali - non rappresentano al momento una minaccia alla stabilità finanziaria ma richiedono un "monitoraggio vigile" perché il mercato cambia rapidamente.

E siccome quando si parla di bitcoin si parla anche di blockchain, la teconologia che sta alla abse di questa e altre monete virtuali, da sottolineare il passaggio fatto in un discorso in parlamento proprio dal vicepremier Luigi Di Maio: "La tecnologia blockchain sta diventando sempre più centrale nello sviluppo del digitale tanto a livello di iniziativa privata quanto nel settore pubblico" per questo "l'Italia non può rimanere indietro". Da qui l'annuncio di una strategia nazionale. Che qualcosa inizi a muoversi anche a livello istituzionale?