Mercoledì 25 Dicembre 2024
ALESSIA GOZZI
Economia

Bitcoin, cripto-ricchi nel mirino. Boom di rapimenti

Forbes stila la classifica dei paperoni delle monete virtuali: dal fondatore di Ethereum ai fratelli Winklevoss

Una rappresentazione simbolica del Bitcoin (Ansa)

Roma, 21 febbraio 2018 - Sulle montagne russe delle criptovalute qualcuno si è fatto male, e qualcuno si è arricchito molto. O moltissimo. Tanto che anche la celebre rivista Forbes si è adeguata all'evolversi della ricchezza, decidendo di pubblicare la prima classifica dei cripto ricchi: cioè coloro che hanno visto lievitare il proprio patrimonio grazie ai bitcoin e alle sue sorelle minori, ma non meno redditizie. A svettare nella Richest People in Cryptocurrency è Chris Larsen, cofondatore di Ripple, che è sia una valuta virtuale sia uno strumento che facilita i pagamenti internazionali per le banche attraverso gli smart contract (contratti intelligenti che sfruttano la tecnologia blockchain, quella alla base anche dei bitcoin) . Il suo cripto-patrimonio vale dai 7,5 agli 8 miliardi di dollari.

Al secondo posto c'è Joseph Lubin, cofondatore di Ethereum, un'altra valuta virtuale. La sua ricchezza è stimata in 1-5 miliardi. Canadese, ex Goldman Sachs, ha fondato Consensys (società che aiuta il lancio di cripto-aziende). Terza posizione per Changpeng Zhao, noto come "CZ", in meno di sette mesi ha creato il più grande exchange al mondo (Binance): la sua ricchezza va da 1,1 a 2 miliardi di dollari. Al quarto gradino spuntano i 36enni gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, tra i primi ad avere scommesso su Bitcoin (già nel 2012) e famosi per la battaglia legale con Zuckerberg per la paternità di Facebook. I due ex canottieri olimpici, hanno patrimonio che oscilla tra i 900 milioni e 1,1 miliardi, e si sono fatti il loro exchange di criptovalute, Gemini, che insieme a Coinbase rappresenta una delle poche alternative a disposizione dei cittadini americani che vogliono comprare e vendere criptovalute in dollari.

La popolarità dei bitcoin e la ribalta dei nuovi ricchi, non è passata inosservata. Tanto che oltre ai pirati informatici, per mettere le mani sul bottino si sono attrezzati anche i criminali più tradizionali. Rapimenti e minacce hanno preso sempre più fi mira i cripto ricchi. Il mese scorso, riporta il New York Times, un giovane russo è stato bloccato in un resort di Phuket, in Thailandia, bendato e minacciato fino a quando non ha trasferito dal proprio portafogli digitale bitcoin per circa 100.000 euro. Poche settimane prima, il capo di una piattaforma di scambio ucraina è stato rapito e rilasciato solo dopo che la società ha pagato il riscatto di un milione di dollari (sempre in bitcoin). Un terzo caso si sarebbe verificato a New York, anche qui la vittima è stata liberata dietro il pagamento di un riscatto di 1,8 milioni di dollari in ether (la seconda criptovaluta per capitalizzazione dopo i bitcoin). Addirittura 3 milioni di dollari in bitcoin è la cripto ricchezza sottratta a un uomo d'affari d'affari turco, sequestrato mentre viaggiava in auto e obbligato a svelare le credenziali di accesso al suo portafogli virtuale.

Il trasferimento di moneta virtuale è rapido, anonimo e non soggetto all'approvazione delle banche. Ma offre un altro vantaggio ai malviventi: non è possibile fermare il pagamento una volta inviato, nè stornarlo in un secondo momento se si appurasse il reato, perché le operazioni registrate sulla blockchain (il registro distribuito di tutte le transazioni) non possono più essere modficati. Criminali e poliziotti, buoni e cattivi. Tutti si stanno adeguando alle nuove regole del gioco. Chainalysis, ad esempio, una società specializzata nella lettura della blockchain ha già collaborato con la polizia per rintracciare i flussi di criptovalute. Resta l'impossibilità di associare la transazione a un nome. Ma anche i malviventi commettono dei passi falsi, come il rapinatore di Phuket che è stato beccato perché ha pensato bene di portarsi dietro il computer della vittima.