Sabato 21 Dicembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Stangata sui biglietti aerei, aumenti del 700%. Il Garante chiama le compagnie: "I conti non tornano"

Mister Prezzi vuole spiegazioni entro 10 giorni. I consumatori: tariffe non commisurate al costo dei carburanti. Sotto la lente i collegamenti nazionali per il sud e le isole. Per Londra si paga meno che per Palermo

Roma, 5 luglio 2023 – Una stangata dopo l’altra. Aumenti fino al 700% per un volo fra Roma e Palermo. Per raggiungere Lamezia Terme da Torino bisogna sborsare fino a 287 euro. La quota lievita a quota 369 euro per un volo fra Verona e Napoli. Fra Genova e Catania la spesa minima raggiunge i 200 euro. Che salgono fino a 214 per arrivare nel capoluogo partenopeo.

Prezzi da capogiro, rincari stratosferici, concentrati in alcuni periodi dell’anno, guarda caso quando gli italiani sono costretti a percorrere queste tratte nazionali per i più svariati motivi. Con il paradosso che per percorrere in lungo e in largo lo stivale si spende di più rispetto ai voli internazionali e transoceanici. In questo caso, non c’è caro-carburante che tenga. O qualsiasi altra motivazione legata all’aumento dell’inflazione.

Stangata sui biglietti aerei
Stangata sui biglietti aerei

Insomma, i conti non tornano. Se ne sono accorti, naturalmente, i consumatori, che da mesi sono sul piede di guerra. Ma, da ieri, è sceso in campo anche il ministero del Made in Italy e delle Imprese, Adolfo Urso che ha chiesto a Mister Prezzi, Benedetto Mineo, di convocare un tavolo le principali compagnie aeree (Ita Airways, Ryanair, Malta Air, Aeroitalia, Easyjet, Neos e Wizz Air), per analizzare le dinamiche dei prezzi medi dei biglietti aerei negli ultimi mesi sulle tratte nazionali. Sotto osservazione le "variazioni anomale" delle tratte che collegano Roma e Milano, con Venezia, Palermo, Catania e Cagliari.

Il vertice di ieri, al ministero di Via Veneto è servito, insomma, al Garante che vigila sui prezzi, a far scattare un campanello di allarme. Ora le compagnie avranno dieci giorni di tempo per fornire le spiegazioni e confrontare i dati forniti dalle imprese con quelli già disponibili. Non sarà, comunque, facile giustificare le forti oscillazioni registrate in Italia.

Secondo i dati raccolti dai consumatori, nei primi sei mesi di quest’anno le tariffe dei voli sono crescite del 47,5%, con un picco di oltre il 50% a giugno. E il trend non dovrebbe fermarsi almeno per i prossimi tre mesi. Il tutto a fronte di un calo medio del carburante del 22%, con punte fra il 40 e il 50% fra aprile e maggio. Ma in concreto, che cosa può fare il governo per contrastare il caro-voli? Un’arma può essere sicuramente quella della moral suasion, dal momento che non è possibile fissare un livello minimo dei prezzi in un mercato aperto come quello del trasporto aereo.

L’altro strumento può essere, invece, l’Antitrust. L’authority che vigila sulla concorrenza, ha già acceso un faro sugli aumenti anomali delle compagnie registrati sulle tratte per la Sicilia in alcuni periodi dell’anno, come le festività natalizie. Un’istruttoria nata dalla denuncia del Codacons. E ieri, l’associazione del consumatori, ha chiesto ispezioni a tappeto da parte della Guardia di Finanza nelle sedi italiane delle compagnie aeree per mettere alla luce l’esistenza di cartelli.

"Chiediamo alle Fiamme Gialle – fa sapere il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi – di attivarsi acquisendo documenti utili, in particolare le bolle di acquisto dei carburanti, allo scopo di verificare se la variazione dei prezzi dei biglietti sia giustificata da un aumento dei costi a carico dei vettori, o se al contrario sia frutto di possibili fenomeni speculativi a danno dei consumatori. Nel caso in cui le motivazioni che le compagnie si sono impegnate a fornire in quindici giorni al ministero, mister prezzi potrebbe attivare una "commissione di allerta rapida sul caro voli" che potrebbe intervenire per coordinare "l’attivazione degli strumenti di monitoraggio necessari alla individuazione delle ragioni dell’anomala dinamica dei prezzi nella filiera di mercato".

I dati finirebbero sul tavolo del ministro che, a sua volta, può chiedere al governo "l’adozione di adeguate misure correttive o di ogni altra iniziativa ritenuta opportuna".