Milano, 12 giugno 2023 - Un patrimonio di quasi 6,8 miliardi di euro. E’ l’eredità, secondo l’ultima classifica dei Paperoni stilata da Forbes, che lascia Silvio Berlusconi – al terzo posto tra gli italiani più ricchi dopo Giovanni Ferrero (38,9 miliardi) e Giorgio Armani (11,1) – ai suoi eredi. In primis Marina e Pier Silvio, figli di primo letto per le nozze con Carla Elvira Lucia Dall’Oglio e quelli (Barbara, Eleonora e Luigi) nati dal matrimonio (1990) con Veronica Lario, finito nel 2014 con un divorzio combattuto nelle aule dei tribunali fino alla pace "legale” siglata nel 2020 per cui Berlusconi aveva rinunciato alla restituzione di 46 milioni. Il tesoro, già in parte distribuito tra i cinque figli con gli accordi raggiunti oltre dieci anni fa all’interno di una delle famiglie più ricche d’Italia, è il frutto della lunga, e di successo, storia imprenditoriale del patron di Fininvest e di Forza Italia.
L’impero Fininvest
Ed è proprio Fininvest il cuore dell’impero. Fondata nel 1978 da Silvio Berlusconi, la holding era nata dalla fusione delle attività edilizie con il canale Telemilano e il Teatro Manzoni, dove era nata la storia d’amore con Veronica. L’anno successivo fu creata Reteitalia e Publitalia ’80. Due anni più tardi il gruppo Mediolanum (dopo il mitico incontro di Portofino con Ennio Doris) e nel 1986 cominciò la straordinaria avventura (fatta di scudetti e coppe internazionali) del Milan ceduto nel 2017 per 740 milioni. Meno vincente invece fu quella della Standa, breve la presenza nei parchi di divertimento (Mirabilandia) e durata una dozzina d’anni l’invenzione delle Pagine Utili.
Berlusconi e la tv: quell’idea nata nelle cantine di Milano 2 che ruppe il monopolio Rai
Anni – con tanto di conseguenze giudiziarie e risarcimento milionario – è durata la guerra di Segrate tra Carlo De Benedetti e Berlusconi che nel settembre 1990 aveva conquistato, diventandone presidente, la Mondadori. Cinque anni dopo invece Fininvest era entrata nel mondo del cinema con Medusa confluita in Mediaset nel 2007. Ed è stata proprio Mediaset, con le sue tv, la gallina dalle uova d’oro che negli anni – con le cedole staccate per gli azionisti – ad aver costruito la ricchezza di e dei Berlusconi. E che ancora oggi rappresenta il core business del gruppo.
Mediaset, diventata Mfe (MediaForEurope inglobando le tv spagnole e tedesche) rappresenta infatti la principale partecipazione di Fininvest, di cui la holding possiede il 49,2%. Ma Fininvest controlla anche il 53,7% di Mondadori, il 30,5% di Banca Mediolanum, il 100% del Teatro Manzoni, la società di calcio Monza oltre alle società immobiliari e di servizi. Il 2% di Mediobanca invece, dopo una ultradecennale presenza è stato ceduto a maggio 2021 per 174 milioni. E di Fininvest la quota maggioritaria faceva capo proprio a Silvio Berlusconi attraverso quattro holding (I, II, III e VIII) per un totale del 62,5%.
Le società ai figli
Il 7,65% invece appartiene alla holding IV di Marina Berlusconi e un altro 7,65% alla V di Pier Silvio mentre Barbara, Eleonora e Luigi possiedono il 21,4% attraverso la holding XIV. Sono le holding quelle dove finisce a monte tutta la ricchezza, sotto forma di dividendi prodotti dalle attività controllate da Fininvest pari solo per il 2021 a circa 150 milioni. Con un patrimonio azionario che per l’impero di Silvio Berlusconi – che per il 2021 aveva dichiarato un reddito di circa 50 milioni -, tenendo conto delle capitalizzazioni di Borsa di Mediaset, Mondadori e Mediolanum, vale oltre 3 miliardi.
Quali sono le aziende di Berlusconi e a chi andranno
Le ville
Ma figli e nipoti avranno in eredità anche un maxi patrimonio immobiliare tra cui spiccano le ville di Antigua, alle Bermuda, sul lago di Como a Cannes, a Lampedusa e Roma fino alla storica residenza di Arcore (Villa San Martino) e Villa Certosa in Sardegna, per cui una perizia di due anni fa stimava un valore di circa 260 milioni ma il suo prezzo sarebbe di gran lunga superiore tanto che Berlusconi, si dice, negli anni avesse rifiutato offerte superiori ai 400 milioni.
Le tv
Ma più che la divisione familiare del patrimonio che – basti pensare all’eredità di Giovanni Agnelli – non sempre è stata priva di conflitti, piuttosto che il ricorso a formule come i trust o le fondazioni, l’addio di Silvio Berlusconi (imprenditore ma anche protagonista della politica) apre un interrogativo sul futuro della sua creatura più amata, insieme con il Milan: le tv. Se Marina, presidente di Fininvest e Mondadori, e Pier Silvio, ad di Mediaset, sono di fatto i figli designati a guidare ancora l’impero, in un mondo della comunicazione in profonda trasformazione, sarà inevitabile vedere una Mediaset sempre più in versione paneuropea. Pronta a crescere all’estero (con sede legale in Olanda) per creare un gruppo più forte ma forse dove i Berlusconi peseranno un po’ meno.