Venerdì 6 Settembre 2024

Benzinai, guerra aperta alla riforma della rete

Le organizzazioni dei benzinai minacciano proteste e scioperi per la riforma carente sul settore carburanti. Contestati punti come la mancata razionalizzazione e la transizione ecologica limitata.

Benzinai, guerra aperta alla riforma della rete

Roberto Timpani, della Fegica

I benzinai sono sul piede di guerra. Pomo della discordia: la riforma approdata al Consiglio dei ministri di mercoledì e rinviata per "ulteriori approfondimenti". Un provvedimento che le organizzazioni ci categoria giudicano "carente" e non esitano a ventilare anche azioni di protesta e, perfino, scioperi. Sono molti i punti che i sindacati contestano a partire dalla mancata razionalizzazione del settore, anche con la chiusura di 7-8mila impianti.

"Il mercato è saturo", spiega la Fegica. La Federazione dei gestori degli impianti di carburante, guidata dal segretario Roberto Timpani, sottolinea che ci sono 5.000 pompe che erogano appena 400 mila litri di carburante. "Le nuove regole più stringenti, poi, si applicherebbero solo ai nuovi e non ai vecchi impianti" mentre servirebbero "regole nuove per tutti", per razionalizzare e anche per "combattere la criminalità organizzata" presente nel settore.

Sempre secondo i dati di Fegica l’illegalità sottrae allo Stato 13-15 miliardi di euro l’anno e la vendita clandestina del carburante raggiungerebbe il 30%. Altro punto critico della riforma è quello relativo alla transizione ecologica. Il sindacato fa presente che le colonnine elettriche verrebbero "impiegate solo sui nuovi impianti e non sulla rete esistente" mentre le vecchie stazioni di servizio andrebbero "rafforzate proprio con l’elettrico e altre alternative", spiegano i gestori, denunciando che chi chiuderà un impianto di distribuzione di carburante esistente potrà convertirlo in elettrico senza bonificarlo. "Sarebbe una bomba ecologica", avvertono. Infine, cancellare la norma che obbliga a esporre il differenziale fra prezzo self e servito sarebbe "un regalo" alle grandi compagnie petrolifere perché in questo modo "si oscura" il prezzo del servito dove i "margini sono straordinari". A spanne vale oltre un miliardo di euro per le compagnie. Il sindacato chiede al governo spiegazioni sugli "approfondimenti" al ddl carburanti dopo il suo slittamento. "È stata una valutazione politica", affermano i responsabili della Fegica, insieme alle altre sigle Faib e Figisc/Anisa.

Antonio Troise