Venerdì 30 Agosto 2024
ANDREA TELARA
Economia

Taglio dei tassi senza ostacoli: "La Bce pronta alla sforbiciata"

Inflazione tedesca giù, incognite sul Pil degli Usa. L’analista Di Giorgio: "Due riduzioni entro fine anno"

Giorgio Di Giorgio, ordinario di Teoria e Politica Monetaria

Giorgio Di Giorgio, ordinario di Teoria e Politica Monetaria

Milano, 30 agosto 2024 – Due tagli dei tassi entro fine anno, il primo probabilmente già nella riunione di settembre. Sembra ormai segnato il sentiero in cui si muoverà la Banca centrale europea (Bce) nei prossimi mesi, soprattutto dopo i dati usciti ieri sull’inflazione in Germania, scesa all’1,9% ad agosto, un livello sotto le attese. A vedere all’orizzonte due sforbiciate per il costo del denaro in Europa, probabilmente nell’ordine dello 0,25% ciascuna, è anche Giorgio Di Giorgio, professore di teoria e politica monetaria alla Luiss, che disegna uno scenario simile pure negli Stati Uniti. "Anche in America l’inflazione sembra avviata verso l’obiettivo del 2%, mentre ci sono segnali di rallentamento dell’economia e di un leggero aumento della disoccupazione".

Dunque, con un pil che tira il freno e con il caroprezzi sotto controllo, anche la Federal Reserve (la banca centrale statunitense) ha maggiori spazi di manovra per tornare a diminuire i tassi, dopo essere stata attendista per almeno un paio di mesi. "Non escludo che la Fed tagli il costo del denaro anche in maniera più decisa rispetto alla Bce", aggiunge Di Giorgio, "dopo aver opportunamente atteso di comprendere meglio l’andamento dell’inflazione e dell’economia d’oltreoceano, che nel 2024 ha mostrato una forza ben superiore al previsto".

Tornando all’Europa, oggi è difficile che la presidente della Bce, Christine Lagarde, incontri forti opposizioni sulla propria strada, se vorrà iniziare un ciclo di riduzione del costo del denaro. I cosiddetti "falchi" del Nord Europa, cioè i paesi tradizionalmente meno favorevoli alle politiche monetarie espansive, ora hanno infatti ben pochi argomenti a loro favore. Il dato sull’inflazione tedesca è infatti il segno evidente delle difficoltà dell’economia di Berlino che, come sottolinea Di Giorgio, ha in questo momento la peggiore congiuntura nel Vecchio Continente. "In Europa ci sono ancora alcuni paesi con un tasso di inflazione più alta della media", aggiunge il professore della Luiss, "ma sono comunque legati economicamente alla Germania e prima o poi risentiranno delle sue difficoltà".

Del resto, a confermare l’andamento a singhiozzo della locomotiva tedesca non sono soltanto i dati sui prezzi. Nei giorni scorsi c’è stata la pubblicazione dell’indice Ifo che misura la fiducia delle imprese che in Germania ha evidenziato un calo ad agosto. Con questi chiari di luna, insomma, cresce la necessità di un taglio dei tassi d’interesse per ridare un po’ di linfa all’economia e agli investimenti.