Francoforte, 25 luglio 2019 - La Bce reagisce ai rallentamenti dell'economia e alla debolezza dell'inflazione preparando i mercati a un nuovo pacchetto di misure espansive. E apre anzitutto a una ripresa del quantitative easing. La Banca centrale europea - si legge in una nota - "è determinata ad agire se le prospettive d'inflazione nel medio termine continuano ad essere inferiori al suo obiettivo". Il consiglio direttivo "ha dato mandato ai relativi comitati dell'Eurosistema di esaminare le opzioni, fra cui "le dimensioni e la composizione di nuovi acquisti di titoli".
L'istituzione ha poi messo sul tavolo l'ipotesi di riduzioni sui tassi di interesse. La Bce lascerà i tassi invariati ai livelli attuali (il tasso principale è 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%) o inferiori fino "almeno alla prima metà del 2020 e comunque per tutto il periodo di tempo necessario". Apertura a una tempistica più ampia in cui è escluso un rialzo (prima era fino a metà 2020) e segnalato un possibile taglio.
Infine, il direttorio ha dato via libera alla designazione della candidata proposta alla presidenza, Christine Lagarde. Il Consiglio non ha infatti sollevato obiezioni riguardo alla designazione, in quanto persona di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario.
Le parole di Mario Draghi
"La verifica incrociata degli esiti dell'analisi economica con le indicazioni derivanti dall'analisi monetaria ha confermato che un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario affinché l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine", ha detto il presidente della Bce Mario Draghi in conferenza stampa a Francoforte. Il numero uno dell'istituzione ha detto che nell'area euro le pressioni inflazionistiche appaiono "sottotono" e le aspettative generali sull'andamento dell'inflazione sono calate, subendo i contraccolpi della "prolungata presenza di incertezze legate a fattori geopolitici, protezionismo e vulnerabiltà nei mercati emergenti", che stanno pesando su vari settori, in particolare sul manifatturiero. I più recenti dati economici segnalano in particolare un "rallentamento" della crescita dell'Eurozona nel secondo e nel terzo trimestre del 2019. Capitolo nomine. "Non per me, non credo proprio, non sono disponibile. Mi fa piacere ma il problema non si pone", dice Draghi a proposito di una sua eventuale passaggio direttore generale del Fondo monetario internazionale, una sorta di 'scambiio' con la Lagarde.
Borsa italiana
Per i mercati però le mosse di Draghi non sono abbastanza. Il presidente infatti, durante il suo discorso, ha raffreddato le attese di stimoli a breve spiegando che una recessione nell'Eurozona non è imminente e che eventuali misure saranno valutate alla luce della revisione delle stime sull'economia. Insomma, il mercato è arrivato con alte aspettative, ma è rimasto deluso quando ha capito che il governatore non avrebbe segnalato già oggi la tempistica e l'entità delle nuove misure. Le Borse europee sono dunque salite sull'ottovolante, passando da guadagni superiori a un punto a ribassi della stessa entità, per poi chiudere sopra i minimi: Piazza Affari ha finito a -0,8%, Parigi a -0,42%, Madrid a -0,4% circa, Londra a -0,17% e Francoforte a -1,28%, fanalino di coda con l'indice Ifo sceso ai minimi in sei anni. Volatili anche lo spread (ha chiuso a 189 punti, sui valori di ieri, dopo avere toccato durante la seduta un massimo di 198 e un minimo di 176) e l'euro, che prima è sceso ai minimi da maggio 2017 a 1,111 dollari e poi ha chiuso a 1,1161 (1,1132 in avvio e 1,1139 ieri).