E' partita la sfida del mercato al governo italiano per decidere su chi guiderà l'Enel. Un fondo con sede a Londra ha presentato la propria lista di candidati al cda, alternativa a quella proposta dal governo. Il fondo Covalis Capital, che attualmente controlla meno del 3% dell'ex monopolista italiano dell'energia elettrica, ha presentato la sua lista nell’ultimo giorno utile, lunedì 17 aprile. Si tratta di una lista di maggioranza, visto che i nomi espressi sono sei e non tre, e comprende: Marco Mazzucchelli, Leilani Latimer, Francesco Galietti, Monique Sasson, Paulina Beato, Daniel Lacalle.
Il governo possiede una partecipazione del 23% in Enel attraverso il ministero dell'Economia. Gli azionisti di minoranza di solito non contestano le proposte del governo e ottengono tre seggi su nove nel cda, con amministratori solitamente scelti da una lista proposta da un gruppo di investitori nazionali. Assogestioni ha depositato infatti una lista di minoranza, indicando solo tre nomi: Dario Frigerio, Alessandra Stabilini e Mario Corsi.
La settimana scorsa, però, il governo guidato da Giorgia Meloni ha avanzato la proposta di sostituire l'attuale amministratore delegato Francesco Starace, pioniere della transizione verso le fonti rinnovabili, con Flavio Cattaneo, un manager vicino alla destra ex capo di Terna, Italo e Tim.
Oltre a Cattaneo, nella lista depositata dal Tesoro si propone Paolo Scaroni (numero uno di Enel ed Eni nell'era Berlusconi) come presidente e Alessandro Zehenter, Johanna Arbib Perugia, Fiammetta Salmoni e Olga Cuccurullo come consiglieri. Da qui la contromossa di Covalis. Gli azionisti di Enel si riuniranno il 10 maggio per decidere ed è probabile che da qui ad allora il fondo avrà raccolto altri alleati.
Covalis è un hedge fund fondato nel 2012 dall’investitore lituano Zach Mecelis, specializzato nell’analisi di società elettriche. La lista di Covalis è guidata da Marco Mazzucchelli, il banchiere che portò in Borsa Mps e che ha lavorato in Sanpaolo Imi, Credit Suisse, Rbs e Julius Baer. Mecelis è investitore in Enel dal 2004 e si è dichiarato molto scontento del modo in cui sono stati scelti i nuovi amministratori del gigante elettrico, frutto esclusivamente di un mercanteggiamento politico fra le varie forze della maggioranza. “Dovrebbero scegliere gli azionisti: è una questione di governance e trasparenza", ha spiegato Mecelis al Financial Times. "Voglio che questo processo tossico finisca", ha aggiunto con decisione.
Meloni ha detto la scorsa settimana che le proposte del governo si basavano su “competenza, non affiliazione politica”. Le proposte dei nuovi amministratori sono state il risultato di giorni di feroci negoziati all'interno del governo, in cui la premier ha abbandonato il suo candidato preferito alla guida di Enel, l'ad di Terna Stefano Donnarumma, per evitare di scontrarsi con i partner di coalizione e averla vinta sulle altre nomine in corso.
Il tandem uscito dal negoziato lascia però perplessi i mercati: le azioni Enel dopo l’annuncio sono scese del 4% dopo l'annuncio delle nomine proposte, per i timori di un'inversione di marcia di Enel sull'attuale strategia di transizione energetica, secondo gli analisti.
Mecelis ha proposto solo un presidente alternativo, Mazzucchelli, e non un amministratore delegato. "Le azioni di Enel aumenterebbero dal 30 al 40% se questo processo venisse gestito in modo diverso", ha sostenuto il finanziere lituano.
Enel tratta con uno sconto sul mercato, rispetto alla spagnola Iberdrola e alla francese Edf, principalmente perché le richieste politiche tandono a prevalere sugli interessi degli azionisti e sulla strategia aziendale.
L'amministratore delegato uscente di Enel, Francesco Starace, grande fautore della crescita nelle fonti rinnovabili, si è scontrato con il nuovo governo sulla strategia dell'azienda. Nel nuovo piano strategico al 2025, presentato al mercato a fine novembre, Starace ha previsto "un riposizionamento strategico dei business e delle aree geografiche", con un piano di dismissioni da 21 miliardi di euro per tagliare il debito di 96 miliardi, sfruttando il momento "caldo" del mercato del gas per uscire completamente dal settore, mentre l'uscita dal carbone era già prevista al 2025. La riduzione del perimetro è anche geografica, con l'abbandono di Romania, Perù e Argentina per focalizzarsi sui Paesi “core”, quindi Italia, Spagna, Stati Uniti, Brasile, Cile e Colombia.
Mecelis è perfettamente d'accordo: “Enel secondo noi deve rifocalizzarsi, espandersi ulteriormente sulle energie rinnovabili seguendo il faro della transizione energetica, e puntare ancora di più sull’Italia e il Sud Europa come un vero e proprio hub dell’elettrificazione e della transizione energetica”, ha dichiarato.
Il governo, invece, è chiaramente avviato nella direzione opposta, puntando a fare dell'Italia un “hub del gas” e opponendosi a tutte le proposte di decarbonizzazione della Commissione Ue, dalla crescita delle rinnovabili all'uscita dai motori a benzina, passando per le case green. Secondo Mecelis, però, questo orientamento non porta da nessuna parte e il nuovo management proposto non ha piani migliori da presentare agli azionisti. "Sto difendendo tutti gli altri che non possono parlare da soli e come me rifiutano questo processo", ha detto Mecelis. "Non sono un attivista, semplicemente non ho scelta".