Alessandro Bertolini è Vicepresidente di Bat Italia. Laureato in Giurisprudenza a Bologna, ha maturato esperienze di rilievo nel gruppo Fata, Piaggio e Tecnimont e, nel 2011, approda in British American Tobacco. Dall’ottobre 2015, gestisce gli Affari Legali e le relazioni esterne della Southern Europe Area di Bat. Tra gli obiettivi principali dell’azienda c’è quello di ridurre l’impatto sulla salute del proprio business, offrendo ai consumatori adulti una vasta gamma di prodotti innovativi a potenziale rischio ridotto, le New Categories (prodotti da vaping, a tabacco riscaldato e Modern Oral), realizzando un domani migliore per consumatori, azionisti, dipendenti e per la società in generale.
Qual è il contributo di una multinazionale come Bat all’economia del Paese? "Tra il 2015 e il 2019 Bat ha investito oltre un miliardo in acquisto di macchinari d’eccellenza prodotti in Italia, tabacco nazionale, commercializzazione, ricerca e distribuzione sul territorio. Oggi Bat Italia impiega 400 persone e contribuisce alle entrate erariali con oltre tre miliardi di euro l’anno tra accise e Iva. Inoltre, l’Italia è stato il primo Paese al mondo in cui abbiamo lanciato il nostro portfolio più completo di prodotti a potenziale rischio ridotto con glo e Vype".
Supportate anche la filiera del tabacco?
"Nel 2020 abbiamo investito 20 milioni di euro per l’acquisto di 4.500 tonnellate di tabacco italiano, quasi 200 milioni dal 2011 a oggi, supportando la filiera tabacchicola nazionale. Ma per mantenere il ruolo di grandi investitori è fondamentale che anche lo Stato faccia la sua parte".
Come sta cambiando il mercato?
"Negli ultimi 3 anni si è manifestato un cambiamento strutturale, con un calo delle sigarette tradizionali (-6% nel 2020) ed il contestuale incremento esponenziale dei volumi del tabacco riscaldato, +118% nel 2019 e +61% nel 2020".
Vi aspettate un ulteriore aumento delle tasse?
"In base al sistema fiscale attualmente in vigore, anche nel 2021 assisteremo ad un aumento di 7 centesimi per le fasce di prezzo superiori a Euro 4.80 e di 13 centesimi per le fasce di prezzo inferiori. Tale incremento comporterà un’ulteriore diminuzione del gettito erariale per almeno 200 milioni. La sostenibilità del gettito potrà essere assicurata solo attraverso il riequilibrio della fiscalità tra sigarette tradizionali e prodotti a tabacco riscaldato che, dal 2019, usufruiscono di uno sconto fiscale del 75%. Andrebbe perciò ripristinata l’aliquota originale dell’accisa per il tabacco riscaldato come era fino al 2018, ovvero 50% rispetto alle sigarette, con un gettito che aumenterebbe di 350 milioni su base annua (fino a 500 milioni se salisse all’80%) e ridotto il differenziale di accisa tra tabacco trinciato e sigarette da combustione".
Perché questa disparità?
"In Giappone e Corea, i maggiori mercati globali in termini di volumi, la tassazione sul tabacco riscaldato è pari al 90-95% rispetto alle sigarette. In Italia è al 25%, un regime fiscale di favore. È una questione di concorrenza, di trasparenza e di sostenibilità per il nostro settore. A fine 2018, nonostante la valutazione negativa espressa dal Ministero della Salute sui dossier scientifici sottoposti dai produttori del tabacco riscaldato, per il riconoscimento della minore tossicità e del minor danno per la salute umana rispetto alle sigarette tradizionali, l’iniziale sconto fiscale del 50% è stato raddoppiato e mantenuto, a tutt’oggi, inalterato. Di qui il paradosso: il Ministero della Salute restituisce ai mittenti con bollino rosso i dossier scientifici degli stessi produttori e, contestualmente, il Ministero delle Finanze attribuisce il bollino verde".