Prato, 30 gennaio 2017 - Se di mestiere fai il restauratore, difficilmente può capitarti un lavoro più bello, impegnativo, grandioso. Una montagna da scalare perfino per chi, negli anni, ha messo le mani sugli Uffizi a Firenze, sulla casa natale di Leonardo Da Vinci, sul Museo del Novecento di Milano e su tanto altro ancora. Ma la Basilica della Natività di Betlemme va oltre. Sì, perché il lavoro da fare era (ed è) imponente, un'impresa di anni, in un territorio impossibile, senza contare che a tutti tremerebbero i polsi a dover restaurare un simbolo della cristianità. Ed è un'azienda toscana, la ditta Piacenti Spa di Prato, ad aver vinto il bando promosso dall'Autorità Palestinese nel 2013.
La Natività è prima di tutto una delle chiese cristiane più antiche del mondo, oggi proclamata "Patrimonio dell'umanità" dell'Unesco: sorta nel 330 per volontà dell’imperatore Costantino, non ha avuto pace per secoli. Ampliato, restaurato, un insieme di complessi dove convivono francescani, armeni e ortodossi, sente il peso dei secoli ma resta di una bellezza sconvolgente. Alcuni anni fa, nel 2010, la necessità di rimettere a posto le coperture, il tetto a capriate, ma anche superfici murarie e mosaici, senza contare la porta di legno dell'ingresso (che ha otto secoli).
La ditta Piacenti ha già portato a termine oltre il 60% del lavoro e l'obbiettivo è di arrivare al traguardo nel 2019. "Se i finanziamenti saranno puntuali, disse Giammarco Piacenti alla conferenza stampa di presentazione del progetto a Roma. Non si tratta di un intervento di poco conto: finora è costato oltre 8 milioni di euro e ha alle spalle un gruppo di Paesi che partecipano all'impresa, un pool che va dal Vaticano alla leadership della Russia in quanto a finanziamenti, dal Marocco alla Turchia, coinvolgendo anche banche e investitori privati. E a vedere con i propri occhi questo mirabile lavoro sono state 59 autorità in visita ufficiale, compreso Matteo Renzi quando era presidente del Consiglio, ma anche Papa Francesco e John Kerry.
Un'eccellenza italiana, dunque, che ha saputo imporsi perfino davanti agli americani e ai russi proprio in virtù della propria grande esperienza. La ditta Piacenti Spa, infatti, deriva direttamente dalla bottega artigiana che esisteva di certo già nel 1875. Sapienza artigiana, crescita industriale, ricerca scientifica e tecnologica, standard elevatissimi di qualità e sicurezza sono gli ingredienti che hanno portato il Tricolore a guidare la missione Betlemme: un compito arduo, come spiegano i numeri del restauro. Solo per il tetto sono state usate 55mila viti. Da Prato sono arrivate due tonnellate di lana. I ponteggi coprono 2.800 metri quadrati, altrettanti le lastre di piombo, il gruppo al lavoro ha messo mano su 130 metri quadri di mosaico.
Questa impresa è diventata anche un documentario, diretto da un altro pratese (il regista Tommaso Santi), dal suggestivo titolo "Restaurare il cielo". Perché, come ha detto Piacenti, restaurare la Natività di Betlemme è come "toccare il cielo con un dito".