Lunedì 21 Ottobre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Bankitalia lancia l’allarme: "La crescita si è fermata"

A maggio rallentano industria e consumi. Nuovo record del debito pubblico

Bankitalia lancia l’allarme  "La crescita si è fermata"

Bankitalia lancia l’allarme "La crescita si è fermata"

Roma, 15 luglio 2023 – Battuta d’arresto dell’economia italiana: secondo quanto si legge nel bollettino economico della Banca d’Italia, rilasciato ieri, la crescita italiana ed europea "si è interrotta" in primavera. Nota positiva sul futuro: per il nostro Paese il Pil è previsto in rialzo, nel 2023, dell’1,3%. L’inflazione resterà purtroppo elevata, con una quota pari a +6%. Potremo assistere alla tanto sospirata frenata solo a partire dal 2024. Il bollettino della Banca d’Italia aggiorna, con qualche limatura al ribasso per il 2024-2025, le stime diffuse un mese fa. Dopo il "rimbalzo del primo trimestre", la crescita "si è interrotta in Italia ed è ristagnata nell’area euro", si legge.

La colpa è di un mix esplosivo di eventi, fra cui, in primis, una frenata degli investimenti, la contrazione dell’industria e il calo delle esportazioni. I consumi, dal canto loro, sono ancora in crescita, ma a un ritmo decisamente più lento. Bene i servizi, specie quelli legati al turismo e alle attività ricreative, mentre il venir meno degli effetti del superbonus 110% pesa sul comparto edilizio e delle costruzioni. A gravare sulla nostra economia, poi, è la situazione internazionale ed europea, in generale flessione. Nell’area dell’euro si fanno sentire l’alta inflazione e le restrizioni monetarie della Bce, con i primi effetti sulle condizioni di finanziamento.

L’alluvione in Emilia Romagna non ha influito, invece, sulla frenata del Pil: pur avendo conseguenze rilevanti sull’economia locale, non avrebbe generato un impatto significativo sulla crescita del prodotto complessivo dell’Italia. Gli esperti di via Nazionale hanno ritoccato al ribasso le stime di crescita del prodotto nazionale per il 2024 e 2025, dandole rispettivamente a +0,9 e al +1%.

Le previsioni (su cui grava sempre una forte incertezza, dovuta specialmente agli eventi geopolitici) tengono conto della stretta sul credito decisa dalle banche centrali, compensata in parte dal previsto calo delle pressioni inflazionistiche e dagli investimenti pubblici programmati nel Pnrr. Se il prodotto frena o ristagna, il debito pubblico continua ad aumentare (quello delle famiglie, al contrario, resta a livelli più bassi). La Banca d’Italia certifica che il debito pubblico ha raggiunto quota 2.816,7 miliardi a maggio, dopo che, nel mese precedente, aveva sfondato l’ennesima soglia record di 2.800 miliardi.

Tra i fattori positivi per il nostro Paese, il bollettino segnala l’occupazione in crescita, con salari in aumento, e la situazione delle banche, la cui solidità è tale da non destare particolari preoccupazioni. L’uscita dal tunnel dell’alta inflazione e, dunque, del carovita, è invece rimandata al 2024. Malgrado la potente cura somministrata dalla Bce a colpi di rialzi dei tassi, la dinamica dei prezzi in Italia resterà elevata, con un +6% quest’anno. Proprio giovedì scorso, il numero uno di Bankitalia, Ignazio Visco, aveva auspicato ‘pazienza e cautela’ nella lotta all’inflazione, i cui effetti si prolungano per parecchio tempo, specie dopo un decennio di tassi zero e pandemia.