Giovedì 21 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Bankitalia: “Aumentare i salari, l’inflazione fa meno paura”. Panetta in pressing sulla Bce: Tagliare i tassi

Il nuovo governatore parla all’Assiom Forex di Genova. Patuelli (Abi): “Indicazioni che mi confortano”

Fabio Panetta, governatore di Banca d'Italia (ImagoE)

Fabio Panetta, governatore di Banca d'Italia (ImagoE)

Roma, 10 febbraio 2024 – La staffetta con Ignazio Visco ha funzionato come meglio non si poteva. E così il nuovo governatore di Bankitalia, nel suo primo intervento all’autorevole appuntamento annuale degli operatori finanziari dell’Assiom Forex a Genova, rimarca e affina appelli e avvisi ai naviganti nel solco di quelli con i quali l’ex numero uno di Palazzo Koch ha chiuso il suo mandato. E, dunque, dall’”accelerazione al consolidamento dei conti pubblici” all’esigenza di ridurre i tassi da parte della Bce, fino alla spinta a rafforzare le riserve patrimoniali delle banche in vista di rallentamenti dell’economia, la nuova guida di Via Nazionale non si risparmia. Ma, a conti fatti, il messaggio più significativo della sua uscita è decisamente sulla necessità di aumentare i salari, impoveriti dalla caduta del potere d’acquisto a causa dell’inflazione. Un messaggio che si basa su considerazioni tecnico-economiche, ma che contiene tratto politico, laddove di fatto rompe per la prima volta il tabù dei timori delle banche centrali per la spirale prezzi-salari.

Ebbene, spiega Panetta, con prezzi in netto calo e profitti elevati delle imprese, un recupero del potere di acquisto dei salari, dopo le perdite subite anche per colpa della tassa inflazione, è “fisiologico e potrà sostenere i consumi e la ripresa dell'economia”.

Tanto più – insiste - perché “oggi la probabilità che un ipotetico rafforzamento della dinamica salariale dia il via a una tardiva rincorsa salari-prezzi è esigua” e “se si leggono i dati con attenzione” le “preoccupazioni si attenuano”. I principali rischi per l'inflazione “sollevati in passato si stanno rivelando infondati” e sta “diminuendo a una velocità pari o superiore a quella a cui era aumentata”. Dunque, se l’inflazione non fa più paura, i salari devono crescere – da qui il plauso dei sindacati – ma è altrettanto rilevante che i tassi calino. “Si sta rapidamente avvicinando il momento di un'inversione di rotta nell'orientamento della politica monetaria della Bce – incalza – L’esame delle condizioni macroeconomiche indica che la disinflazione è in una fase avanzata e che il cammino verso l'obiettivo del 2% prosegue con speditezza”. Non c’è tempo da perdere, anzi. Per Panetta (che anche come componente degli organi di vertice della Bce non ha mai fatto mistero del suo scetticismo sul rialzo dei tassi) a marzo, quando pubblicherà le stime su economia e inflazione, la Bce dovrà “soppesare rischi e controindicazioni” delle due ipotesi: un “taglio dei tassi tempestivo e graduale rispetto a un allentamento tardivo e aggressivo che potrebbe accrescere la volatilità dei mercati finanziari e dell'attività economica”. Pronta la reazione favorevole del Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, da settimane schierato sullo stesso fronte. “Mi conforta molto” l'indicazione del governatore della Banca d'Italia su una prossima inversione dei tassi Bce. “E’ qualche settimana – puntualizza - che sono sintonizzato” in tal senso. Più lungo l’asse tradizionale di Bankitalia, ma non per questo meno insistito il monito sulla gestione della finanza pubblica italiana: l’Italia – avvisa - dovrà “imprimere un'accelerazione al consolidamento dei conti pubblici” attraverso “una gestione prudente della finanza pubblica” con “adeguati livelli di avanzo primario”. Sempre in vista dell’obiettivo-crescita, il nostro Paese – insiste - deve “dare certezza agli investitori su una traiettoria discendente del debito pubblico. La riduzione dei premi per il rischio che ne potrebbe derivare renderebbe meno arduo il percorso”.

A determinare la necessità di una politica economica rigorosa è, anche per il Governatore, il fattore-rischio collegato al Superbonus: "Nei prossimi anni il debito sarebbe pressoché stazionario, nonostante l'attesa di un calo del disavanzo: questo in larga misura per l'utilizzo di ingenti crediti di imposta per l'edilizia maturati negli anni scorsi”. Ma non ci sono solo le ombre derivanti dal debito, perché, “pur in un quadro di debolezza, segnali di vivacità provengono da parti del mondo produttivo”. Il Pil è oggi 3,6 punti percentuali superiore a quello della fine del 2019, contro 1,8 punti in Francia e 0,1 in Germania e anche il mercato del lavoro ha recuperato i livelli pre-crisi: nel 2023 il numero degli occupati è aumentato dell'1,9 per cento, raggiungendo il livello più elevato da molti anni, così come il tasso di partecipazione. Si sono diffuse forme contrattuali stabili. Il positivo andamento dell'occupazione sostiene i redditi delle famiglie, soprattutto di quelle meno abbienti.