Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Bagarre sul tetto agli stipendi per il Ponte di Messina a Roma

Il governo ha deciso di "rompere" il tetto agli stipendi per la società Stretto di Messina Spa, scatenando le critiche delle opposizioni. La scelta è stata definita "vergogna", "scandalo" e "regalie di Salvini". La Premier chiede di concentrarsi su obiettivi come Pnrr e manovra.

Ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva e ultima, inevitabile, coda di polemiche. A scatenare l’ira delle opposizioni è il tetto agli stipendi dei manager. Che potrebbe saltare, ma solo per il cda della società Stretto di Messina Spa, che avrà il compito di costruire il Ponte.

Sarà da vedere se resterà confermata domani, a una valutazione più attenta e collegiale dell’esecutivo, la norma che "rompe" il tetto agli stipendi, passata liscia durante il preconsiglio. Ma al solo circolare delle bozze, è già scattato il fuoco di fila dei contrari. Una "vergogna", uno "scandalo", "regalie di Salvini", una scelta che allarga le "disuguaglianze" e "soffia sul fuoco del malcontento", vanno all’attacco +Europa, Avs, Pd, M5s e pure Azione, puntando il dito contro la deroga, che compare nella bozza del decreto "asset e investimenti". "Meloni si vergogni", ha detto il verde Bonelli.

Il governo, affonda Elly Schlein, è "indecente" perché con una mano "affossa il salario minimo" mentre con l’altra cancella il limite di 240mila euro mostrando, sottolineano i 5 Stelle che "questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già". Il decreto, peraltro, contiene anche quella soluzione "equilibrata e trasparente" sui taxi che però non accontenta del tutto gli addetti ai lavori. Una nuova grana, insomma, per Giorgia Meloni che ha peraltro appena chiesto ai suoi e agli alleati di evitare di prestare il fianco a polemiche ma anche di piantare "bandierine" a favore di ciascuno in vista della campagna elettorale.

Stare concentrati, l’invito della premier, sugli obiettivi principali che aspettano l’esecutivo a settembre: Pnrr, manovra su tutti, e, a seguire, le elezioni europee.