“Il futuro è elettrico”. Ormai è diventato un luogo comune. Ma mentre nel resto d’Europa l’era delle auto elettriche è ancora agli albori, in Norvegia il domani è già oggi. L’anno scorso l’80% delle nuove macchine vendute era a batteria, un dato che pone il paese scandinavo all’avanguardia nel settore.
L’esperienza della Norvegia – sebbene non sia priva di problemi persistenti - dimostra che i veicoli elettrici comportano benefici senza le conseguenze disastrose previste da alcuni critici. A raccontare la storia della rivoluzione elettrica norvegese è il New York Times, sottolineando come persino gli Stati Uniti siano indietro di almeno un decennio. Infatti, l’obiettivo dell’amministrazione Biden di rendere elettrico il 50% delle nuove vendite entro il 2030 è un traguardo che la Norvegia aveva già ampiamente superato nel 2019. Gli effetti positivi sono tangibili.
L’aria a Oslo, capitale della Norvegia, è decisamente più pulita, mentre le strade sono diventate più silenziose. Le emissioni di gas serra della città sono diminuite del 30% rispetto al 2009, così come i livelli di ossidi di azoto, sottoprodotti della combustione di benzina e diesel che causano smog e malattie respiratorie. E tutti questi benefici sono stati ottenuti senza un aumento della disoccupazione o il crollo della rete elettrica. Anzi, la svolta elettrica ha favorito anche la creazione di nuovi posti di lavoro attraverso la trasformazione, ad esempio, delle vecchie fabbriche in centri di riciclaggio delle batterie.
I contro
Tuttavia, c’è anche l’altro lato della medaglia. Per coloro che vivono in appartamenti senza un garage rimane una difficoltà trovare una colonnina vicino a casa, e l’aumento delle macchine elettriche sulle strade ha anche alcune conseguenze inaspettate. Ad esempio, dato che questi veicoli sono significativamente più pesanti, accelerano l’abrasione dell’asfalto e delle gomme, emettendo particelle microscopiche nell’aria. Problema per cui molti norvegesi optano piuttosto per la bicicletta.
Il grande piano di Oslo
Ma le macchine elettriche a uso privato costituiscono solo una piccola parte del grande piano norvegese contro il cambiamento climatico. La città di Oslo mira a raggiungere emissioni zero entro il 2030. La prossima tappa è rendere tutti gli autobus elettrici entro la fine di quest’anno, e a partire dal 2025 il paese porrà fine del tutto alle vendite di auto con motore a combustione interna.
Poi toccherà all’edilizia, responsabile per oltre un quarto delle emissioni di gas serra della città: le ditte con attrezzature che funzionano con elettricità o biocarburanti sono avvantaggiati alle gare d’appalto. E sebbene la Norvegia sia tra i pionieri nella lotta contro il cambiamento climatico, dall’altra parte è anche un importante produttore di petrolio e gas.
“Stiamo esportando l’inquinamento”, ha affermato Sirin Hellvin Stav, vicesindaca di Oslo citata dal New York Times, aggiungendo come il suo partito sta combattendo per eliminare gradualmente la produzione dei combustibili fossili entro il 2035. Anche se l’esportazione di questi prodotti l’anno scorso ha portato circa 180 miliardi di dollari al paese – il 75% del valore totale dell’export norvegese. Intanto le immatricolazioni di nuovi veicoli elettrici a batteria (Bev) sono cresciute nel 2022 anche in Europa, nonostante il calo generale del mercato automobilistico. A trainare la crescita sono la Germania e la Francia, mentre l’Italia si trova tra i fanalini di coda, registrando un calo del 34,2% delle nuove immatricolazioni durante l’ultimo anno.