Nessun ripensamento, l’Ue non fa marcia indietro nella guerra commerciale contro le auto elettriche cinesi. A nove mesi dall’apertura di una specifica istruttoria, la Commissione ha varato i dazi che da oggi (e per i prossimi 4 anni) andranno a colpire le importazioni di auto elettriche da Pechino. Si tratta, in particolare, di dazi provvisori compensativi sulle importazioni di auto elettriche che avranno un’intensità differenziata. Per i tre produttori cinesi Byd, Geely e Saic si attesteranno rispettivamente al 17,4%, al 19,9% e al 37,6%. Altri produttori, che hanno collaborato all’indagine, saranno soggetti a un dazio del 20,8% mentre sarà del 37,6% per le società che non hanno collaborato.
I dazi, che sono stati leggermente ridotti rispetto a quanto comunicato in precedenza dopo una serie di incontri con il governo cinese, dovranno essere confermati (in questo caso per 5 anni) entro fine ottobre con una decisione da parte degli Stati membri. Ma si tratta di una decisione, spiegano a Bruxelles, che è destinata soprattutto a tutelare il mercato e il sistema industriale europeo per contrastare quelle "sovvenzioni ingiuste da parte del governo cinese che rischiano di penalizzare fortemente l’apparato produttivo europeo. "Dalla Cina vogliamo soluzioni", fa sapere, in sostanza, la Commissione. Mentre Pechino non si fida: "L’Europa deve mostrare di essere sincera nella ricerca di una soluzione".
La mossa di Bruxelles arriva proprio mentre il ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sbarca a Pechino. E’ il primo esponente del governo italiano in Cina dal mancato rinnovo della nuova via della seta. "I dazi – ha spiegato Urso – sono lo strumento necessario per ripristinare le condizioni di mercato che evidentemente sono state accertate come violate". Crediamo in un mercato libero ma equo, ha aggiunto Urso, "e ci auguriamo che anche in questo caso si trovi una soluzione negoziale che ripristini le condizioni di equità di mercato, a fronte delle sovvenzioni di cui, a quanto verificato dalla Commissione, hanno goduto le imprese cinesi". Urso ha avviato una missione che prevede una serie di incontri ai massimi livelli. Il 2024 è "importante per l’Italia e la Cina nel segno della storia e della cooperazione avvenuta in questi secoli tra i due mondi", come rimarcato dalle prossime visite della premier Giorgia Meloni e del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Intanto l’Europa si divide sull’applicazione dei dazi alle e-car cinesi. Il provvedimento ha suscitato le proteste dei costruttori tedeschi, che vedono a rischio le loro esportazioni sul mercato cinese. Molto esplicita la Volkswagen, che considera "dannosa" la scelta protezionistica fatta dall’Ue. Per Bmw, l’introduzione di questi supplementi porta "a un vicolo cieco e viola gravemente il principio del libero scambio". La Germania ha lottato con Svezia e Ungheria per evitare le sanzioni contro Pechino. "Qualsiasi misura protezionistica, compresi i dazi doganali aggiuntivi, limita il libero scambio e comporta il rischio di conflitti commerciali, che alla fine danneggiano tutte le parti", ha commentato la federazione tedesca dei produttori di automobili.