Domenica 15 Settembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Auto elettrica, porte aperte ai cinesi. Il governo italiano chiama Byd

Il ministro Urso punta su un secondo produttore. I dubbi dei sindacati e i timori dell’industria europea

Auto elettrica, porte aperte ai cinesi. Il governo italiano chiama Byd

Auto elettrica, porte aperte ai cinesi. Il governo italiano chiama Byd

L’Italia apre le porte alla Byd, il colosso cinese che nel 2023 ha superato Tesla come più grande produttore di veicoli elettrici al mondo. Siamo solo ai primi contatti fra il governo e i vertici della multinazionale di Pechino. Anzi, sarebbe stata proprio Roma a rompere il ghiaccio, con un primo sondaggio esplorativo per verificare la disponibilità del gruppo ad aprire una nuova fabbrica nel nostro Paese. Contatti rivelati ieri al Salone Internazionale dell’auto di Ginevra dall’amministratore delegato di Byd Europe, Michael Shu e confermati, indirettamente, dallo stesso ministro delle Imprese, Adolfo Urso, che ha già annunciato da tempo l’intenzione del governo di avere un secondo produttore di auto in Italia accanto a Stellantis, con l’obiettivo di raggiungere una produzione annua di un milione e messo di veicoli. "Abbiamo contatti con diverse case automobilistiche – spiega l’esponente dell’esecutivo – e abbiamo lavorato sin dall’inizio della legislatura per migliorare la strumentazione e l’attrattività del sistema Paese. Siamo l’unico Paese europeo che produce auto ad avere un unico produttore".

In realtà, a quanto risulta, oltre alla Cina, ci sarebbero contatti anche con industrie americane (a partire dalla Tesla) e coreane. "Non posso fare nomi ma dobbiamo accogliere nel migliore dei modi tutti coloro che vogliono realizzare un investimento produttivo nel nostro Paese, ben consapevoli, loro e noi, che abbiamo cambiato anche in tal senso anche la normativa nazionale per chi torna a produrre in Italia", ha aggiunto Urso e ricordando il piano per il reshoring: "Le imprese che avevano lasciato il nostro Paese possono avere un vantaggio fiscale pari al 50% nei primi 6 anni". Per ora, da Pechino, ridimensionano la notizia e smentiscono l’ipotesi di un accordo imminente. "Un contatto con il governo italiano c’è stato – fanno sapere fonti del brand cinese - ma risale al periodo in cui Byd, avendo preso la decisione di aprire uno stabilimento in Europa, aveva preso in considerazione diversi paesi, fra cui appunto l’Italia ". Proprio a dicembre, l’azienda aveva confermato il progetto per realizzare la sua prima fabbrica europea in Ungheria, con una capacità produttiva annua di 200mila veicoli. Impianti che entreranno in funzione fra tre anni. "Pertanto, solo al completamento del sito - spiegano le stesse fonti -l’azienda potrà valutare un ulteriore ampliamento della propria rete nel Vecchio continente".

Resta il fatto che l’ipotesi di una espansione del gruppo cinese in Europa potrebbe creare problemi a Volkswagen, Stellantis e Renault presenti nel segmento competitivo del mercato di massa. E anche i sindacati non nascondono le perplessità. "Servono politiche industriali, non cinesi", sentenzia il segretario della Fismic, Roberto di Maulo. Per la Fiom non basta, invece, un solo produttore. Ferdinando Uliano, segretario della Fim Cisl, si aspetta "progetti che portino lavoro".