Milano, 27 dicembre 2024 – Una bolletta della luce in crescita del 18% per i vulnerabili. Una beffa? No. L’effetto dell’aumento del prezzo del gas (che alimenta alcune centrali italiane), un inverno più rigido e lo spettro della fine dell’accordo fra Mosca e Kiev per permettere il passaggio del metano russo attraverso l’Ucraina.
Una super bolletta per i vulnerabili
Stangata di inizio anno dunque per le bollette della luce degli utenti più fragili. Lo annuncia l'Arera che prevede un aumento del 18,2% per la fascia dei cosiddetti 'clienti tipo’ serviti in 'maggior tutela’ (i cosiddetti vulnerabili) nel primo trimestre del 2025. Una super-bolletta elettrica che interesserà circa 3,4 milioni di utenti, per lo più cittadini di oltre 75 anni, percettori di bonus sociale, soggetti disabili, residenti in moduli abitativi di emergenza o nelle isole minori e utilizzatori di apparecchiature salva-vita.
Gli aumenti
Nonostante gli aumenti però, la spesa annuale di chi usufruisce del regime di maggior tutela si attesterà a 523 euro nel periodo compreso tra il primo aprile 2024 e il 31 marzo 2025, il 2,1% in meno rispetto ai 534 euro registrati tra il primo aprile del 2023 e il 31 marzo del 2024.
Il metano e l’accordo Russia Ucraina.
Alla base dell'aumento annunciato oggi c'è il rally del gas di fine anno, che coincide con l'imminente scadenza dell'accordo tra Russia e Ucraina per il transito del metano verso l'Europa Centrale. Un contratto che il prossimo 31 dicembre sarà lettera morta in assenza di un rinnovo. In questo quadro l'Autorità per l'energia sottolinea il "perdurare delle tensioni geopolitiche in alcune aree strategiche” e il “rialzo stagionale dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica, correlato alle quotazioni del gas naturale in vista della stagione invernale”.
Sulla piazza Ttf di Amsterdam i contratti future sul mese di gennaio hanno chiuso con un rialzo del 4,3% a 47,7 euro al Mwh, sui massimi dallo scorso 3 dicembre, quando avevano chiuso a 48,5 euro, per poi scendere a 40,27 euro il 16 dicembre.
I timori dell’Europa
Lo scorso 19 dicembre, il presidente Ucraino Volodymyr Zelensky aveva escluso il rinnovo dell'intesa con Mosca e la visita a Mosca del primo ministro slovacco Robert Fico di 3 giorni dopo è servita a poco. Poi c'è l’inverno, con temperature più rigide rispetto al 2023, che hanno generato una progressiva erosione delle scorte nell'Unione Europea.
Le corte di gas
Queste ultime sono scese sotto la soglia del 75%, ben al di sotto della media dell'82,64% degli ultimi 5 anni. Il 28 dicembre del 2023, ad esempio, erano all'87%. Oggi sono pari al 74,74% a 857,9 TWh, contro gli 868,33 TWh della vigilia di Natale e i 992 TWh di un anno fa. Resistono sopra l'80% l'Italia (80,5% a 161,05 TWh) e la Germania (82,19% a 206,71 TWh).
Nella vigilia di Natale le scorte italiane erano all'81,48% a 163,02 TWh e quelle tedesche all'82,6% a 207,74 TWh. Su base annua il dato italiano differisce poco dall'83,45% a 164,36 TWh segnato lo scorso 28 dicembre. Al contrario quello tedesco è in maggior sofferenza rispetto al 90,8% a 231,41 TWh di fine 2023.
Le minacce di Putin
Il presidente russo Vladimir Putin, con le sue ultime dichiarazioni ha fatto il resto. A suo dire è l'Ucraina a "punire l'Europa” rifiutando il transito del gas russo. Gli esperti però non escludono un accordo in extremis, perché il gas russo vale ancora il 19% del fabbisogno europeo.