Roma, 5 febbraio 2023 - Prepariamoci a un’altra stangata. Da oggi, domenica 5 febbraio, fare il pieno potrebbe costare ancora di più. Scatta, infatti, lo stop a tutte le importazioni di prodotti raffinati dalla Russia, diesel compreso, con un effetto a cascata anche sulle nostre tasche. Ma vediamo, in concreto, che cosa può succedere e, soprattutto, di quanto possono aumentare i prezzi di benzina e gasolio.
Stop ai prodotti Made in Russia
La nuova stretta sulle importazioni da Mosca è stata decisa dall’Ue per mettere in difficoltà Putin e sostenere l’Ucraina. Ma, questa volta, l’Europa ha già messo in campo le sue contromisure per evitare un’impennata dei prezzi come è successo per il gas. Infatti, negli ultimi mesi, il Vecchio Continente ha dimezzato l’import di gasolio russo ed aumentato quello degli Stati Uniti. Qualche problema, comunque, ci sarà dal momento che mancheranno all’appello circa un milione di barili al giorno, il 25% della domanda di tutta l’Europa.
La situazione in Italia
Il nostro Paese è abbastanza tranquillo. Anche perché, oltre ad aver ridotto fortemente la dipendenza dal gas russo ha anche bloccato da mesi l’import di gasolio da Mosca. Ma questo non significa, però, che siamo del tutto al sicuro. Infatti, gli altri Paesi potrebbero bussare alle porte delle nostre raffinerie per ottenere il gasolio necessario. Con l’inevitabile conseguenza di un aumento dei prezzi.
Quanto costerà fare il pieno
Quasi sicuramente il prezzo di gasolio e benzina tornerà a crescere, superando i due euro. Già in questi giorni, spiega il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi, "sulle autostrade il gasolio in modalità servito è tornato a superare quota 2,5 euro al litro su diverse tratte". I dati settimanali del Ministero dell’Ambiente evidenziano come il prezzo al servito per diesel e benzina sia rispettivamente di 2,007 euro al litro e 2,051 euro al litro, mentre al self service i prezzi oscillano tra 1,859 e 1,883 euro per la benzina e tra 1,904 e 1,926 euro per il diesel. "Rispetto al 31 dicembre 2022, oggi un litro di benzina costa quasi 23 centesimi in più, con un rincaro del 13,8%, pari a una stangata di 11 euro e 36 per un pieno da 50 litri, 273 euro su base annua considerando 2 pieni di carburante al mese a famiglia, mentre il gasolio sale del 12%, oltre 20 centesimi al litro, pari a 10 euro e 22 centesimi a rifornimento", ha sottolineato Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori.
Le contromisure del governo
Per ora il governo Meloni non intende rinnovare il taglio di 25 centesimi delle accise deciso da Draghi. Una misura che costerebbe circa 1 miliardo di euro al mese. Troppo per le casse dello Stato. Così il nuovo meccanismo messo in campo dall’esecutivo di centrodestra è quello della cosiddetta "accisa mobile", uno strumento già adottato da Prodi fra il 2007 e il 2008. In sostanza prevede un taglio automatico delle accise nel caso in cui il prezzo dei carburanti aumenta del 2% sulla media del bimestre precedente alla rilevazione rispetto ad un valore di riferimento deciso dal governo. L'accisa mobile cala al crescere del prezzo di benzina e gasolio per alleggerire il carico complessivo. Il taglio è finanziato dall’extra gettito Iva dovuto proprio all’aumento dei prezzi della benzina e, quindi, anche del peso delle accise.