Giovedì 9 Gennaio 2025
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Colazione al bar sempre più salata. Nuovi aumenti per caffè, cappuccio e brioche

Il rincaro delle materie prime, fra cui burro, uova e cacao, incide pesantemente sulle abitudini del caffè e della colazione al bar

Rima, 8 gennaio 2025 – Caffè e brioche al cioccolato o alla crema pasticcera? Una coccola di prima mattina – cara a milioni di italiani, da un capo all’altro del Paese – che rischia di diventare un vero e proprio salasso: colpa dei rincari (pari anche al 50%) sui prezzi al dettaglio di alcuni prodotti alimentari di largo consumo, dal burro al caffè, fino alla cioccolata.

Cappuccio e bruoches, ma la colazione ora sembra faccia ingrassare (Newpress)
Cappuccio, caffè e brioche sempre più cari: un'abitudine per milioni di italiani quella della colazione al bar

Sotto i riflettori, nei mesi scorsi, è finito più volte l'espresso al bar – almeno 6 i miliardi di tazzine consumati ogni anno in Italia –, il cui prezzo medio raggiunge ormai 1,21 euro: il 18,1% in più rispetto al 2021, per una spesa complessiva di 7,26 miliardi nel 2024. È quanto emerge da un'indagine realizzata da Assoutenti insieme al Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc), basata sui listini al dettaglio di burro, caffè tostato, cioccolato e caffè al banco nelle principali città italiane.

Tra i maggiori rincari, il burro

Dal 2021 a oggi, a gravare maggiormente sui portafogli delle famiglie è stato il burro, il cui valore sugli scaffali ha registrato un aumento del 48,8%, toccando i 13,35 euro medi al chilogrammo a fine 2024. È la conseguenza della riduzione della produzione di latte, determinata in primis dalle condizioni climatiche sfavorevoli nei Paesi produttori (lo stress da calore ha inficiato sia la produzione che la qualità del latte), nonché da una minore disponibilità di pascoli, a fronte di una domanda crescente.

Gli altri numeri dello studio

I più propensi a sostituire il burro saranno i torinesi, che pagano un chilo di burro 15,85 euro (il prezzo medio più alto d'Italia), mentre Firenze è la città in cui l’ingrediente è più economico (10,07 euro al kg).

Gli aumenti del caffé

Quanto alla bevanda più amata dagli italiani, la temuta prospettiva del caffè al bar a 2 euro si fa sempre più concreta. Anche in questo caso, la responsabilità è da individuare negli eventi climatici estremi: le coltivazioni in Brasile, Vietnam, Colombia, Costa Rica e Honduras hanno risentito dei danni dovuti all'alternarsi di periodi di siccità e forti piogge anomale, con un drastico crollo delle produzioni. Così, i prezzi delle miscele Arabica e Robusta sui mercati internazionali hanno raggiunto i massimi dagli anni Settanta: nello specifico, si è registrato un aumento del +83% per la tipologia “robusta” e +48% per il tipo “arabica”. Un chilo di caffè, acquistato nei supermercati o negozi, oggi vale in media 12,66 euro. Nel 2021 costava, invece, 8,86: l'aumento medio è del 42,8%. Il picco si raggiunge a Trieste (14,34 euro al chilo), mentre Catanzaro è la città più conveniente (10,36). Quando lo si prende al bar, le città in cui si spende di più sono Bolzano (1,38 euro) e Trento (1,35). Subito dopo c'è Pescara (1,34), dove si segna anche il rincaro più pesante: +34% nei tre anni. Catanzaro si conferma la località più economica anche per l'espresso al banco: 1 euro il prezzo medio della tazzina.

Rincari da record per il cacao

Brutte notizie anche per i patiti del cioccolato: il prodotto ha subìto, infatti, gli effetti nefasti della crisi del cacao, dovuta sia al cambiamento climatico, sia alle malattie delle piante negli stati da cui proviene la materia prima, come Ghana e Costa d'Avorio. La tipica tavoletta da cento grammi è passata da un prezzo medio di 1,26 euro nel 2021 a 1,60 euro dello scorso dicembre, con un incremento di quasi il 27%. Palermo è la località in cui costa di più, con una media di 2,08 euro a confezione, mentre Milano è al secondo posto (1,73 euro). I prezzi più bassi si trovano invece ad Aosta (1,41 euro) e Trento (1,42 euro).

Aumenti anche per le uova

Il bollettino settimanale di Areté, società indipendente specializzata nei servizi di analisi e previsione sui mercati delle materie prime agrifood, evidenzia come, dallo scorso agosto, i prezzi medi delle uova nell’Unione europea abbiano subito un’inversione di tendenza rispetto alla deflazione registrata nei primi mesi dell’anno. I dati della Commissione mostrano, infatti, un incremento del 25% in media tra agosto e dicembre, con quotazioni che hanno superato i 240 €/100 kg: il valore più alto da un anno e mezzo a questa parte. L’aumento è dovuto principalmente alla ripresa stagionale della domanda in una fase di produzione calante: questo fattore ha rapidamente influenzato i prezzi, in un mercato caratterizzato da un indice di autosufficienza inferiore alla media storica.

Pesa l’epidemia di influenza aviaria

La situazione si è aggravata con la moltiplicazione dei focolai di influenza aviaria, che hanno rallentato ulteriormente l’offerta, attualmente prevista in aumento di appena +0,5% nel 2025, rispetto al 2024. Secondo i dati resi noti dall’European union reference laboratory (laboratorio di riferimento istituito dall’Ue per la sicurezza degli alimenti di origine animale), tra gennaio e metà dicembre 2024 sono stati segnalati 171 focolai di influenza aviaria in allevamenti europei, di cui 21 in allevamenti di galline ovaiole: un numero ancora inferiore ai 476 registrati nel 2023, ma in netto aumento, con 43 nuovi casi registrati solo negli ultimi due mesi dell’anno.