Roma, 21 giugno 2019 - Si chiamerà «assestamento del bilancio». Ma, di fatto, il disegno di legge che dovrebbe essere varato dall’esecutivo mercoledì è, più o meno, una manovra correttiva. Importo previsto: fra i 2 e i 3 miliardi di euro. Con la possibilità di arrivare fino a 5 miliardi, considerando il tesoretto di 3,2 miliardi accumulato al ministero dell’Economia grazie al buon andamento delle entrate tributarie.
Ma non basta. A Cassa depositi e prestiti (Cdp), infatti, via XX Settembre ha chiesto un extra-dividendo di un miliardo: sarà deliberato nell’assemblea prevista per il 28 giugno. Il resto, però, arriverà dai nuovi tagli alla spesa pubblica, due miliardi che potrebbero scattare prima della pausa estiva. I ministri sono già sul piede di guerra. Nel mirino settori estremamente delicati, dai trasporti pubblici (a cominciare da quelli locali) alla Sanità, dalla Difesa alle politiche sociali.
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A guidare la classifica dei ministeri più tartassati, ci sono quelli dei Trasporti, dell’Istruzione, del Lavoro e della Difesa. Entro i prossimi mesi dovranno rinunciare a 500 milioni. A mostrare le maggiori preoccupazioni è il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, che dovrebbe ridurre di ben 300 milioni la dote destinata al trasporto locale (in particolare i soldi per la sicurezza della mobilità). Interventi che hanno già portato sulle barricate i partiti della maggioranza.
Non se la passa bene neanche il suo collega all’Istruzione, università e ricerca, Marco Bussetti, che dovrebbe rinunciare a più di 100 milioni: meno risorse per il diritto allo studio, per la formazione post-universitaria e per la ricerca applicata e l’innovazione. Quasi graziati, invece, i ministeri guidati dai due vicepremier, anche se il Welfare dovrà fare a meno di 40 milioni, soldi destinati a politiche sociali, giovani, sport e famiglia. Brutte sorprese anche per i fondi ancora da ripartire al ministero dell’Economia: in gioco circa 580 milioni di euro. Il ministro Tria potrebbe anche mettere mano al budget della Difesa: il dicastero guidato da Elisabetta Trenta dovrebbe rientrare di circa 40 milioni, parte della spesa dei Carabinieri impegnati in operazioni di sicurezza. Tagli per 150 milioni, poi, agli «approvvigionamenti militari e alle spese già pianificate per le forze Armate».
L'assestamento colpirà anche le imprese. In gioco ci sono i 481 milioni destinati dal ministero dell’Economia sotto la voce «competitività e sviluppo»: interventi di sostegno che utilizzano la leva della fiscalità generale. A questi occorre però sommare altri fondi, per circa 150 milioni, sempre destinati a sostenere la crescita delle aziende. Inevitabili le critiche da parte di Confindustria.
Qualche sacrificio, infine, è previsto per i nostri diplomatici. Il ministero degli Esteri dovrebbe tagliare dai propri bilanci circa 40 milioni di euro, soprattutto per le missioni all’estero e per la cooperazione allo sviluppo. Nulla di impossibile, per carità.
La buona notizia è che, almeno in questa tornata, non ci saranno ulteriori sacrifici nel settore della salute: il contributo richiesto sarà di appena 2 milioni di euro. Scampato pericolo anche per i Beni culturali, appena sfiorato dai tagli: il ministero guidato da Alberto Bonisoli dovrà tirare fuori dal portafoglio del dicastero poco più di un milione di euro. Spiccioli rispetto agli altri colleghi dell’esecutivo.