Roma, 15 gennaio 2025 – Si potrebbe chiudere con un accordo che sa di vittoria, se non altro per l’importo basso rispetto ad altre sanzioni comminate dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (13 miliardi di dollari per indebiti vantaggi fiscali in Irlanda), la querelle che vede Apple al centro di una causa nella quale è accusata di violazione della privacy dei propri utenti.
Gli ascolti indebiti di Siri
Nella fattispecie, Apple ha proposto di pagare 95 milioni di dollari per chiudere la causa nella quale è accusata di aver ascoltato, con i dispositivi di assistenza digitale Siri, le conversazioni private dei propri utenti, forse rivendendo poi a terzi le informazioni raccolte in maniera illecita. Nell’accordo, la Apple ha rilasciato una nota nella quale ha negato qualsiasi presunto illecito e responsabilità. La class action è iniziata 5 anni fa, riguardava utenti di iPhone, iPad, HomePod e altri dispositivi Apple, ed è incominciata dopo un’indagine del quotidiano Guardian, a seguito della quale vi erano state alcune denunce di utenti violati. Nella proposta di accordo, Apple si è anche detta pronta ad eliminare tutte le conversazioni ascoltate. Inoltre, l’azienda di Cupertino ha comunicato che modificherà le impostazioni sulla privacy, per evitare che altre registrazioni partano in maniera autonoma, e per qualunque tipo di registrazione verrà sempre chiesta in maniera esplicita l’autorizzazione dell’utente. Intanto, la proposta di Apple prevede un rimborso di 20 dollari a utente, fino a un massimo di 5 dispositivi, dunque di 100 dollari per ogni cliente che ha subito la violazione della propria privacy. Stando all’indagine, alla base della violazione vi era l’attivazione involontaria dell’assistente vocale, che ascoltava informazioni mediche riservate, accordi di compravendita di droghe e registrazioni di coppie che fanno sesso.
La nota ufficiale di Apple
In una nota ufficiale Apple ha dichiarato: "Siri è stata progettata sin dall’inizio per proteggere la privacy degli utenti. I dati di Siri non sono mai stati utilizzati per creare profili di marketing e non sono mai stati venduti a nessuno e per nessun motivo. Apple ha patteggiato questo caso per evitare ulteriori controversie, in modo da poter superare le preoccupazioni rispetto alla classificazione da parte di soggetti terzi, preoccupazioni a cui abbiamo già dato una risposta nel 2019. Utilizziamo i dati di Siri per migliorarla e sviluppiamo costantemente tecnologie per renderla ancora più privata”. Adesso si attende che i rappresentanti legali dei clienti che hanno avviato la class action e un giudice che segue l’inchiesta accettino la proposta, ritenendola congrua, altrimenti si proseguirà o si chiederà di rialzare la cifra per arrivare a chiudere la procedura d’infrazione.