Pontedera (Pisa), 30 novembre 2024 – È il pomeriggio di giovedì, la grande fabbrica di Pontedera sta per chiudere e gli operai si affrettano a sistemarsi davanti all’Ape Piaggio per la foto di rito. È la giusta cerimonia per salutare l’ultimo ’apino’ prodotto negli stabilimenti in riva all’Arno e all’Era, in provincia di Pisa. Si chiude così una storia iniziata nel 1948 e arrivata ai giorni d’oggi seminando successi e oltre 2 milioni di modelli venduti nel mondo.
Ma guai a dire che la storia dell’Ape finisce qui perché il furgoncino su tre ruote continuerà a essere prodotto in India per i mercati dei Paesi in via di sviluppo come Cambogia ed Egitto e, appunto, l’India, seconda patria di questo veicolo così diverso da tutti gli altri. Sarà ancora prodotto col nome Apè, con quell’accento che fu necessario per non confondersi con la parola inglese ’scimmia’. Un piccolo accento che non snatura quel progetto nato dalla penna dell’ingegner Corradino D’Ascanio e dall’intuizione di Enrico Piaggio. Tutto iniziò poco dopo il successo della Vespa che dal 1946 ingranò la marcia per portare l’Italia, e l’Europa poi, in una nuova dimensione del trasporto di persone. Ma la Vespa non bastò per chi aveva bisogno di trasportare il suo ’’mestiere. E D’Ascanio ebbe le idee chiare: “Si trattava di colmare una lacuna nei mezzi di locomozione utilitaria del dopoguerra, portando sul mercato un motofurgone di piccola cilindrata, di limitato consumo e di modesto prezzo di acquisto e di manutenzione, facile alla guida, manovrabile nel più intenso traffico cittadino, e soprattutto adatto, sollecito e pronto al trasporto a domicilio della merce acquistata nei negozi”. Detto fatto. Con il cuore della Vespa nacque il furgone dall’inconfondibile cabina agganciata al cassone. Fu un successo enorme non solo in Italia. Diventò il ’collega’ su tre ruote per muratori, agricoltori, pescivendoli, allevatori e tanto altro.
Ma l’Ape diventò anche un perfetto mezzo di trasporto molto più comodo della Vespa che non poteva contare su adeguate difese in caso di intemperie. E così in tutte le città, da nord a sud del Belpaese, soprattutto in campagna, iniziarono a ronzare sempre di più gli ’apini’. Memorabili erano i ritrovi domenicali delle tre ruote davanti a circoli e bar. Ma la rivoluzione arrivò quando la Piaggio lanciò nel 1994 la versione Cross per i giovani: colori sgargianti e un roll-bar sul cassone erano i suoi segni distintivi. Fu la consacrazione di un modello divenuto super versatile: mulo da soma, mezzo di trasporto per adulti e fuga per la libertà per i giovanissimi. Anche il cinema si accorse di questo successo. Dai film di Mario Monicelli Boccaccio 70 a Lo scopone scientifico di Luigi Comencini fino ai cartoni animati di Cars 2 e poi Luca. Il vero colpo di grazia è arrivato con l’introduzione delle normative sempre più stringenti su inquinamento e sicurezza.