Mercoledì 7 Agosto 2024
ANTONIO PETRUCCI
Economia

Guida all’Ape, cos’è e come funziona la certificazione energetica degli edifici in Italia

La direttiva Ue Epdb impone aggiornamenti entro il 2026: potrebbe rallentare il mercato delle compravendite, costringendo molti proprietari a interventi antieconomici

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Per alzare la classe energetica di un edificio possono essere necessari interventi di ristrutturazione onerosi (Foto Fiocchi)

Roma, 1 agosto 2024 – Come ogni anno, il Rapporto annuale sulla certificazione energetica degli edifici in Italia per l’annualità 2023, elaborato recentemente dal Dipartimento Unità l’Efficienza Energetica (DUEE) di ENEA e CTI (Comitato Termotecnico Italiano), ha fotografato lo stato di salute degli immobili in Italia.

La prestazione energetica in Italia nel 2022

Nel 2022 sono stati emessi oltre 1,3 milioni di Ape (Attestato di prestazione energetica), in linea con quelli emessi nel 2021. La classifica delle regioni che hanno registrato la quota più consistente vede la Lombardia al primo posto (20,5%), seguita da Lazio (9,6%), Piemonte (8,8%), Veneto (8,4%) ed Emilia-Romagna (8,3%). Ma come cambiano le cose con la nuova direttiva case green del Parlamento Europeo?

Nuovi Ape voluti dalla comunità europea

Entro il 29 maggio 2026, tutte le certificazioni energetiche dovranno essere aggiornate con le indicazioni della nuova direttiva europea Epdb, pena l’impossibilità per i proprietari di vendere o locare il proprio immobile. Ma che cos’è l’Ape? Si tratta di un documento che attesta la prestazione energetica e la classe energetica di un immobile. In particolare, tale attestazione ci permette di conoscere le caratteristiche energetiche dell’edificio come: fabbisogno energetico; qualità energetica; emissione dell’anidride carbonica; impiego dalle fonti rinnovabili. L’art. 19 della nuova direttiva EPBD definisce le caratteristiche del nuovo Ape, che deve contenere: la prestazione energetica di un edificio, espressa in kWh/(m² anno) da un indicatore che esprime il consumo di energia primaria e finale; il GWP (potenziale di riscaldamento globale – global warming potential) del ciclo di vita espresso in kg CO2eq/m2 da un indicatore numerico delle emissioni di gas a effetto serra nel corso del ciclo di vita, e valori di riferimento quali: requisiti minimi di prestazione energetica; norme minime di prestazione energetica; requisiti degli edifici a energia operativa quasi zero; requisiti degli edifici a emissioni zero. Tutto ciò dovrebbe consentire ai proprietari o locatari dell’edificio o dell’unità immobiliare di valutare e raffrontare la prestazione energetica.

Validità dell’Ape

La validità dell’attestato di prestazione energetica è di dieci anni al massimo. Qualora per un edificio sia stato rilasciato un attestato di prestazione energetica al di sotto del livello C, il proprietario dell’edificio dovrà contattare uno sportello unico per ricevere consulenza in materia di ristrutturazione, alla prima fra le date seguenti: immediatamente dopo la scadenza dell’attestato di prestazione energetica dell’edificio; cinque anni dopo il rilascio dell’attestato di prestazione energetica.

L’evoluzione della classe energetica dal 2021 al 2022

La distribuzione per classe energetica rileva circa il 55% che ricadono nelle fasce basse (classe G ed F), ma il 2022, rispetto al 2021, mostra un notevole miglioramento delle prestazioni energetiche degli immobili certificati. La percentuale di immobili nelle classi energetiche F e G diminuisce, in particolare in favore di quelle A4-B (+3,7%). La suddivisione tra destinazione d’uso residenziale e non residenziale degli immobili censiti dagli Ape emessi nel 2022 è stabile (rispettivamente 87,5% e 12,5%), con una percentuale di Ape nelle classi energetiche migliori (A4-B) intorno al 14%.

La motivazione per cui viene redatto l’Ape

La legislazione “obbliga” che sia redatto l’Ape per una serie di interventi che vanno dalla nuova costruzione ai casi di compravendita o locazione, fino agli interventi che incidono sulle prestazioni dell’immobile. Tendenzialmente negli interventi di nuova costruzione ci sono degli obblighi che portano la classe energetica ad essere nelle classi A, come anche gli interventi di ristrutturazione che, essendo invasivi, tendono a far ricadere nelle classi maggiori al termine dei lavori. Mentre nel caso di locazione o vendita, non essendoci interventi previsti, si fa una fotografica dello stato energetico dell’immobile, che spesso è carente. È possibile osservare che il 3,2% degli Ape emessi nel 2022 è stato legato a nuove costruzioni, in linea con i dati del 2021. I passaggi di proprietà e le locazioni subiscono una lieve diminuzione, pur continuando a rappresentare oltre l’80% del campione analizzato. Il dato più interessante riguarda l’aumento delle riqualificazioni energetiche e delle ristrutturazioni importanti che rappresentano rispettivamente il 5,7% e il 4,1% degli Ape emessi nel 2022, con un aumento di circa l’1,5% rispetto al 2021 per entrambe le categorie.

Il periodo di costruzione degli immobili certificati

Gli immobili italiani sono piuttosto vetusti, circa il 75% del campione risulta antecedente alla Legge 10, del 1991 (che ha introdotto alcuni capisaldi del risparmio energetico in edilizia). In particolare quasi il 60% sono precedenti al 1976. Conseguentemente, gli edifici successivi al 1991 sono circa il 25% e, nel dettaglio, quelli che hanno meno di 10 anni sono mendo del 6% del totale. In un quadro del genere, la nuova direttiva europea, accolta in Italia con molte polemiche, potrebbe rallentare il mercato delle compravendite, costringendo molti proprietari ad interventi antieconomici, come sottolineato da vari addetti ai lavori all’indomani dell’introduzione della “direttiva green”.