Roma, 9 dicembre 2023 – “La priorità è ora la riduzione dei tassi. La Bce non può più tergiversare: serve un taglio per evitare avvitamenti dell’economia europea e, anzi, per ridare slancio a investimenti e consumi di imprese e famiglie". Il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia Antonio Tajani, indica senza mezzi termini il primo punto di un’agenda dell’Ue che deve vedere, insieme con un allentamento della politica monetaria di Francoforte, "una visione congiunta e comune della politica economica europea che contempli il nuovo Patto di stabilità, il Mes, l’Unione bancaria e l’armonizzazione fiscale, perché serve una logica a pacchetto e non a pezzi separati".
Partiamo dai tassi: perché tagliare subito?
"Penso che sia giunto il momento che la Bce li abbassi il prima possibile. Sarebbe un messaggio significativo a favore dell’economia reale, delle famiglie, delle imprese. L’inflazione scende: da noi di più di 10 punti in un anno. E lo stesso vale per gli altri Paesi europei. Le Borse vanno bene: penso nello specifico a Milano. Lo spread è in calo e stabile. Ci sono tutte le condizioni per invertire la rotta e non ci sono più alibi (dal momento che io ero contrario ai rialzi fin dall’inizio) per non farlo".
Quali benefici ci possiamo attendere, a quel punto?
"È evidente che un allentamento della stretta monetaria della Bce permette alle banche di ridurre, a loro volta, i tassi per prestiti e mutui. Non a caso, il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha fatto presente più volte come sia opportuno ridurre i tassi quanto prima, perché l’accesso al credito è fondamentale".
I tassi sono, però, uno degli aspetti di quello che definisce il “pacchetto della politica economica europea”.
"Certo. Va definita a livello europeo una strategia complessiva macroeconomica per sostenere l’economia continentale nei suoi molteplici comparti. E in questa visione devono entrare tutte le leve e tutte le istituzioni con un approccio comune: Patto, Mes, Unione bancaria, armonizzazione fiscale. Se si è europeisti, come lo sono io, allora serve un pacchetto di scelte, non decisioni singole che fanno comodo a uno Stato e non ad altri. Altrimenti rischiamo che l’Europa non sia più neanche un ’gigante economico e un nano politico’, ma un nano e basta".
Per la riforma del Patto di Stabilità siamo alla stretta finale?
"Si va nella giusta direzione cercando di trasformare il Patto di Stabilità nel Patto di Crescita e stabilità. Il tema chiave per noi è la crescita. Se va a buon fine il lavoro che sta facendo Giorgetti, sostenuto dal governo, per avere tempi meno rigidi per la riduzione del debito e margini più flessibili per il deficit, con l’esclusione delle spese del green deal e quelle legate alla guerra in Ucraina, allora credo possa arrivare presto il nuovo accordo. Anche la Francia, del resto, come dice la ministra Boone al vostro giornale, è schierata sulle nostre posizioni".
La ministra Laurence Boone ha sostenuto anche che “non si può andare avanti in Europa, senza l’Italia a bordo”.
"Mi fa piacere, ovviamente. È evidente, del resto, nei fatti".
Arriviamo al Mes: su questo nella maggioranza la vostra posizione a favore è differente da quella di Lega e FdI.
"La nostra posizione è sempre stata differente. Noi eravamo favorevoli all’utilizzo del Mes sanitario all’epoca e lo siamo oggi. Ma siamo sempre stati perplessi e critici sul Regolamento del Meccanismo in nome di una visione europeista, perché non vogliamo che la gestione del Mes sia sottratta al controllo politico del Parlamento europeo, come si prevede per ora. Anche la Bce deve fare i conti con il Parlamento, non si capirebbe perché il Meccanismo no. Tanto più che per noi deve fare parte di quella strategia complessiva macroeconomica europea e non essere una cosa a parte".
Dunque, via libera al Mes in un quadro complessivo. Ma i suoi alleati sono altrettanto disposti a dire sì?
"A decidere sarà il Parlamento. Da parte di FI non ci sono veti. Ma quello che deve essere chiaro, come ho avuto modo di dire anche Ministro delle Finanze tedesco, è che non si può approvare il Mes perché fa comodo a alcuni Paesi, come la Germania per le sue banche, e bloccare l’Unione bancaria, per esempio, o anche l’armonizzazione fiscale, perché ugualmente non è giusto che vi siano paradisi fiscali all’interno dell’Unione. Dunque, va bene il Mes, ma prima vengono altre cose che per me sono anche più rilevanti, come quelle che ho citato".
Un’ultima cosa: è emerso il nome di Mario Draghi per i futuri assetti europei. È sembrato che lei abbia voluto frenare sulla sua candidatura. È così?
"Draghi è una persona che stimo moltissimo e può svolgere qualsiasi ruolo. Lo dissi io stesso che poteva fare tutto. Ma non lo si tiri per la giacca e non si usi il suo nome per altri scopi. Non si possono lanciare idee che non ci sono, perché non mi risulta neanche che ci sia una proposta francese. Dunque, nessuna preclusione, ma ci sono regole che vanno seguite. Ci sono i Trattati. Mi riferisco al fatto che i commissari li nomina il governo di ciascuno Stato e che il Presidente deve essere scelto dal Consiglio tenendo conto dei risultati elettorali. Come è facile immaginare, credo proprio che dal risultato del voto verranno confermate tutte le possibilità di un candidato del Ppe".