Roma, 29 dicembre 2023 – Anno nuovo, Irpef nuova. Il Consiglio dei ministri, con il decreto Milleproroghe, ha dato il via libera al primo modulo della riforma dell’Irpef. Dal Primo gennaio gli scaglioni passano da 4 a 3, con la cancellazione dell’aliquota intermedia del 25% prevista per i redditi fra i 15mila e i 28 mila. In questo caso l’imposta scende al 23% mentre restano invariate le cose per gli altri due scalini dell’Irpef, il primo oltre i 28mila euro e il secondo oltre i 50mila euro. L’effetto è di un risparmio medio di 260 euro all’anno. Ma non per tutti. La dote messa a disposizione dalla Manovra (circa 5 miliardi di euro) prevede un taglio delle imposte solo per i redditi fino a 50mila euro e solo per un anno. Oltre questa soglia è previsto un abbattimento di 260 euro degli oneri detraibili al 19% (ad esclusione delle spese sanitarie). Un’operazione che azzera i benefici fiscali per i redditi più alti.
Le altre detrazioni
Fra le novità previste dal governo, l’aumento da 1880 a 1995 della detrazione da lavoro dipendente per chi ha redditi fino a 15mila euro. Sale così la no tax area. Salta la proroga per gli sconti fiscali riservati agli sportivi e ai calciatori stranieri e ai partiti politici. Approvati anche i decreti legislativi sulla riforma dello statuto del contribuente e il cosiddetto "adempimento collaborativo" per le imprese". Provvedimenti che contribuiranno a semplificare il sistema fiscale, rendendolo più equo e dinamico", spiega Maurizio Leo, viceministro dell’Economia.
Taglio del cuneo fiscale
La rimodulazione delle aliquote si somma, per i lavoratori, al taglio del cuneo per i redditi fino a 35mila euro. Una riforma che l’Italia aspettava da 50 anni, fanno filtrare fonti di Palazzo Chigi. Ma che cosa cambia, in concreto, nelle nostre tasche?
Chi ci guadagna
L’Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato un beneficio medio di 190 euro annui per la riduzione delle aliquote. Per i redditi fiscalmente capienti fino a 15mila euro il risparmio è pari a 75 euro, si riduce nella fascia immediatamente superiore a tale soglia per tornare a crescere fino a un massimo di 260 euro per i redditi da 28 mila euro in su. Oltre la metà dei benefici complessivi, sempre secondo l’Upb, è destinato ai contribuenti con reddito superiore a 28.000 euro, anche se questi sono il 25%.
Gli effetti sui lavoratori
Per un impiegato o un operaio, senza figli a carico e con le sole detrazioni previste per il lavoro dipendente, secondo le simulazioni diffuse da Prometeia, l’effetto combinato del taglio del cuneo fiscale e della riforma delle aliquote resta positivo nonostante l’aumento dell’imponibile determinato proprio dalla riduzione degli oneri contributivi per 100 euro in media al mese per i redditi fino a 35mila euro "A livello individuale, i beneficiari della decontribuzione ammontano a 14.2 milioni, ciascuno dei quali ottiene un importo medio di 777 euro annui che incide sul reddito individuale netto per il 4.1% in media". L’incidenza decresce all’aumentare dell’imponibile, ma c’è un alto valore nella classe di reddito superiore a 50mila euro che si deve alla decontribuzione delle donne. Prese insieme le due riforme, "il guadagno medio per contribuente beneficiario è di 544 euro annui, con un’incidenza media sul reddito pari al 2.3%". I vantaggi maggiori, cumulando il taglio del cuneo e le quota aliquote, sono previsti per chi ha un reddito di 20mila euro, con un guadagno netto che sfiora i 2mila euro. Poi, i guadagni tendono a calare, attestandosi a 260 euro dai 35mila e 50mila euro e azzerandosi oltre questa soglia.
Le famiglie
In questo caso, il beneficio medio delle due riforme è pari a 611 euro per famiglia. C’è quindi una incidenza sul reddito dell’1,7. "La maggior parte delle risorse – si legge nel rapporto di Prometeia – viene ricevuta dalle famiglie residenti nel nord-ovest del paese, seguite dal nord-est, centro, sud e isole; rispetto alla dimensione familiare, i nuclei composti da 3 o 4 componenti risultano essere i maggiori beneficiari".