Roma, 14 novembre 2024 – Il settore agricolo italiano punta a consolidarsi come uno dei più sostenibili in Europa: in termini assoluti l’Italia ha le emissioni complessive più basse rispetto ai Paesi Ue presi a confronto, tra cui Francia, Germania e Spagna. È quanto emerge dagli ultimi dati del terzo report dell’Osservatorio Agrofarma - Federchimica, presentato oggi a Roma, in cui vengono fornite informazioni sullo stato del comparto agricolo italiano.
Le emissioni di ammoniaca
Tra le buone notizie, si registra anche una significativa riduzione dell’emissione di ammoniaca, principalmente derivante dai reflui zootecnici (feci e urina prodotti negli allevamenti) e dall’impiego di fertilizzanti chimici. Questa tendenza, in costante calo fin dagli anni '90, ha permesso all’Italia di raggiungere con largo anticipo, già nel 2021, l’obiettivo di riduzione concordato con l'Unione europea per il 2030. Si riducono progressivamente anche le emissioni di monossido di carbonio generate dai macchinari agricoli, con un calo del 15% rispetto al triennio 2011-13. Questa riduzione, la più significativa tra i 27 Paesi, contrasta con i dati di Francia e Germania, che invece hanno registrato un aumento delle emissioni di CO nello stesso periodo.
La salute del territorio agricolo
Sul fronte della salute degli ecosistemi agricoli, resta ancora molto da fare,come evidenziato dal Farmland Bird Index (Fbi), l’indicatore di abbondanza degli uccelli che riflette anche la qualità ambientale del territorio agricolo. Negli ultimi 12 anni, i dati presentati da Agrofarma mostrano un peggioramento della situazione in Italia. Le cause principali sono legate all’intensificazione delle pratiche agricole e all’aumento delle superfici vitate (da filiera a filiera e da vite a vite), che ha portato a una semplificazione e appiattimento del paesaggio collinare.
Agrofarmaci innovativi
Per quanto riguarda gli agrofarmaci, ossia i prodotti utilizzati per curare le malattie delle piante o regolare i processi vitali della vegetazione, si registra una diminuzione delle quantità impiegate nell’agricoltura italiana, nonostante il mercato continui a crescere a ritmo costante. Le vendite di prodotti fitosanitari nel Belpaese si sono ridotte complessivamente del 14% tra il triennio 2020 e 2022 e quello del 2011-13. Tra tutti, fungicidi ed erbicidi hanno registrato una contrazione più marcata, passando dal -14 al -16%, rispettivamente. Dal report emerge con chiarezza l’impegno delle imprese del settore nello sviluppo di agrofarmaci innovativi e meno impattanti. Dato dimostrato dal fatto che oltre l’83% degli agrofarmaci presenti sul mercato italiano è stato approvato o rinnovato dopo il 2011.
Il cambiamento climatico
Ma l'impiego di agrofarmaci sarà fondamentale anche per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico: se dal 1997 in poi le temperature medie in Italia hanno subito un aumento rispetto al periodo precedente, negli ultimi dieci anni lo scostamento si è accentuato, con valori di anomalie annuali sempre superiori ai sette gradi, accompagnati da precipitazioni particolarmente irregolari. Questi fattori hanno gravi conseguenze sulla capacità produttiva di diverse colture. Per questo, molte aziende italiane stanno sviluppando agrofarmaci sempre più innovativi, volti a salvaguardare la produttività agricola del territorio anche in condizioni estreme.
Gli interventi “I nuovi numeri raccolti dall’Osservatorio Agrofarma confermano il percorso virtuoso dell’agricoltura italiana, volto alla razionalizzazione delle risorse e all’adozione di soluzioni sempre più orientate alla sostenibilità” ha dichiarato Paolo Tassani Presidente di Agrofarma-Federchimica. Per Enrica Gentile, CEO & Founder Areté, la società che ha dato il contributo scientifico al report, la sfida è una: “che innovazione e tecnologia corrano ad un ritmo sufficiente per difendere la produttività agricola anche a fronte delle forti riduzioni di input – agrofarmaci in primis – che si registrano ormai da anni, anche per effetto della spinta data dalle policy di settore”.