Giovedì 19 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Eredità Agnelli, sequestro preventivo di 74,8 milioni di euro ai fratelli Elkann e altri

La decisione della procura di Torino per truffa e frode fiscale riguarda, oltre Lapo, Ginevra e Jhon, anche il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen. I legali: “Passaggio procedurale, dimostreremo estraneità ai fatti dei nostri assistiti”

Lapo Elkann, Ginevra Elkann e John Elkann, la procura di Torino li ha coinvolti nel sequestro preventivo di 74,8 milioni con le ipotesi di truffa e frode fiscale

Lapo Elkann, Ginevra Elkann e John Elkann, la procura di Torino li ha coinvolti nel sequestro preventivo di 74,8 milioni con le ipotesi di truffa e frode fiscale

Torino, 20 settembre 2024 – È stato disposto dalla procura di Torino un sequestro di beni preventivo per 74 milioni di euro nell'ambito dell'inchiesta che ruota intorno all'eredità di Gianni Agnelli. Il provvedimento riguarda i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen.

La decisione della Procura di Torino

"Attraverso le attività investigative svolte è stata reperita una considerevole mole di documentazione contabile ed extracontabile, anche di tipo informatico (mediante l'analisi delle copie forensi dei dispositivi acquisiti), che, allo stato, ha confermato l'iniziale ipotesi accusatoria, peraltro già oggetto dell'originario esposto da cui è scaturito il procedimento penale in questione, concernente la fittizia residenza estera di Marella Caracciolo e l'esistenza di un disegno criminoso volto a sottrarre il suo ingente patrimonio e i relativi redditi alle leggi successorie e fiscali italiane". Così scrive la Procura di Torino in merito alle motivazioni del sequestro da 74,8 milioni di euro ai fratelli Elkann ed altri. "In tale prospettiva – si aggiunge – le indagini hanno progressivamente permesso di raccogliere plurimi e convergenti elementi indiziari circa la stabile residenza in Italia, almeno a partire dall'anno 2010, di Marella Caracciolo".

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Il dato della dichiarata residenza in Svizzera della Caracciolo ha poi portato le investigazioni – si aggiunge – a verificare l'esistenza anche di "disposizioni impartite dai più stretti collaboratori italiani della famiglia nei confronti di un family office svizzero che provvedeva a tutte le incombenze relative alla gestione della posizione svizzera della Caracciolo (ritiro corrispondenza, effettuazione pagamenti da conti svizzeri, etc.) nonché il riscontro delle ulteriori dichiarazioni rese dai collaboratori effettivi della stessa".

La quantificazione della cifra

Sempre per i pubblici ministeri è quindi emerso – nella atuale ipotesi – che, quantomeno dal 2010, Marella Caracciolo ha avuto al propria effettiva residenza ii Italia. Gli investigatori hanno così proceduto – sulla base degli elementi a disposizione – alla quantificazione dei redditi conseguiti dalla vedova di Gianni Agnelli (dal 2015, ultimo anno utile ai fini dell'accertamento fiscale) e non dichiarati al Fisco italiano nonché del patrimonio da assoggettare alla prevista imposta sulle successioni e donazioni. "A tale specifico riguardo, sotto il profilo delle imposte sui redditi, è stata quantificata un'Irpef evasa (provento del reato di "frode fiscale") per complessivi 42,8 milioni di euro circa, rivenienti dalla sottrazione all'imposizione di una rendita vitalizia percepita dalla Caracciolo (ammontante - negli anni dal 2015 al 2019 - a oltre 29 milioni di euro) e di redditi di capitale (per circa 116,7 milioni euro) derivanti da attività finanziarie detenute da trust con sede alle Bahamas".

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Inoltre "imposte sulle successioni e donazioni sono stati computati tributi evasi per oltre 32 milioni, su una massa ereditaria ricostruita di oltre 800, data dalle disponibilità indicate nell'inventario dell'eredità redatto dall'esecutore testamentario svizzero, dalle quote di un fondo di investimento lussemburghese, dalle rilevate spartizioni post mortem tra gli eredi di opere d'arte e gioielli di ingente valore e dagli elementi patrimoniali di una società immobiliare lussemburghese".

Gli avvocati dei fratelli Elkann

“Il sequestro eseguito in questi giorni è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti”, “le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l'estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati”. È quanto si legge in una nota diffusa dal collegio legale dei fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann.

"Il sequestro eseguito in questi giorni – è il testo del comunicato – è un passaggio procedurale che non comporta alcun accertamento di responsabilità dei nostri assistiti, come peraltro precisato nello stesso comunicato della Procura. A nostro avviso, inoltre, il sequestro non soddisfa i requisiti previsti dalla legge per la sua emissione perché, tra l'altro, non c'è mai stato alcun rischio di dispersione dei beni degli indagati”. “Nel merito – prosegue la nota – si ribadisce che Marella Caracciolo era residente in Svizzera sin dagli inizi degli anni settanta, ben prima che nascessero i fratelli Elkann. La volontà di risiedere in Svizzera non è mai venuta meno nel corso di tutta la sua vita. Pertanto, le circostanze di fatto come ricostruite dalla Procura non sono condivisibili e restiamo convinti di poter dimostrare l'estraneità dei nostri assistiti ai fatti addebitati”.