Roma, 31 maggio 2023 – Un decreto per affrontare un “turismo sovradimensionato”: è con questi termini che si apre la bozza di decreto legge, promossa dalla Ministra del Turismo Daniele Santanché in relazione al tema delle locazioni brevi. Il decreto era stato anticipato dallo stesso Governo, come risposta al caro affitti, ma dal testo condiviso con le associazioni di categoria, e nella disponibilità di Quotidiano Nazionale, ciò che emerge è un quadro normativo legato quasi esclusivamente alla necessità di “mappare” il fenomeno degli affitti brevi, chiedendo ai proprietari di immobili di ottenere un codice univoco da apporre sugli annunci, con una sanzione fino a 5000 euro per chi non rispetta la normativa. È inoltre prevista la qualifica di attività imprenditoriale (e relativo trattamento fiscale e burocratico) per chiunque gestisca immobili per conto terzi con sanzioni fino a 10.000 euro. Al momento, Airbnb permette ai propri utenti di poter far gestire gli annunci a più persone. Spesso si tratta di familiari del proprietario/a dell’immobile, in altri casi, di professionisti. Nella bozza di decreto, appaiono inoltre vincoli del tutto inattesi dalle associazioni. Secondo la bozza, sarà impedita agli Airbnb e ai locatari di immobili turistici, la possibilità di concedere locazioni di una sola notte. Il minimo previsto è infatti di due notti, “fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli”. Alla lettura della bozza, i primi a esprimere perplessità sono stati i rappresentanti di 13 associazioni di categoria (Confedilizia, Fiaip, Prolocatur, Confassociazioni RE, PMI, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e F.A.R.E) che hanno parlato di “limiti temporali insensati” e di una norma che sembrerebbe, a tutti gli effetti “incostituzionale e liberticida, che incentiverebbe forme di evasione fiscale”. La proposta di vietare i soggiorni di una notte, ma di permetterli a chi ha tre figli, ha sollevato inoltre l’ironia dell’audience di Twitter e dei social network.
Al momento, la bozza di decreto non risolverebbe il problema del caro affitti, dovuto non solo alla presenza delle locazioni brevi, ma ad un insieme di fattori, tra i quali la scarsità di offerta di alloggi pubblici e privati, la rigidità dei contratti, la presenza delle università nei centri storici. Le associazioni di categoria hanno già annunciato una controproposta, che possa permettere un allineamento degli interessi, ma il dialogo, non sembra, almeno per ora, affatto semplice.