L’invecchiamento è un processo di lenta maturazione, grazie al quale il vino raggiunge il massimo delle sue qualità organolettiche. Sarebbe quindi più corretto parlare di maturazione, anziché di invecchiamento.
Questa fase di maturazione avviene solitamente in grossi recipienti di acciaio o vetroresina o cemento, mentre per i vini più pregiati si utilizzano i fusti di legno. Fare il vino significa anche saper aspettare: non bastano pigiatura, travasi e svinatura. Bisogna attendere che il vino maturi, che raggiunga il proprio pieno potenziale.
Invecchiamento vino rosso
Un vino rosso di medio corpo arriva velocemente alla corretta maturazione, ma spesso ha una longevità maggiore rispetto al bianco; per questo, non conviene aspettare più di tre o quattro anni per stapparlo. Un grande rosso da invecchiamento, come un Brunello di Montalcino o un Barolo, ha invece bisogno di qualche anno per acquisire il giusto livello di maturazione, anche 40 anni.
Invecchiamento vino bianco
Per tanto tempo, quando si parlava di invecchiamento del vino in bottiglia, si faceva riferimento quasi esclusivamente ai rossi, soprattutto a quelli strutturati, corposi, di carattere. Tuttavia sempre più spesso, di recente, si è iniziato a parlare di invecchiamento del vino bianco, per definizione più leggero e fresco del rosso e tendenzialmente da consumare giovane.
I vini bianchi giovani andrebbero bevuti entro sei mesi o al massimo entro un anno, insomma pochi mesi dopo la vendemmia. Se è vero che 15-24 mesi dalla vendemmia è il limite consigliato per questa tipologia di vini, è altrettanto vero che molto dipende anche dall’annata e dalla loro struttura. I vini bianchi più strutturati, infatti, possono anche essere degustati dopo una conservazione in cantina che oscilla dai tre ai quattro anni. Oggi, in Italia, sempre più cantine offrono anche vini bianchi più strutturati, sottoposti a un lieve invecchiamento.
Vino rosato
Questa tipologia di vini si accosta molto a quella dei bianchi, ai quali vengono spesso sostituiti negli accostamenti gastronomici. Nonostante questo, a differenza dei bianchi, i vini rosati non possono in alcun caso subire processi di invecchiamento e il tempo massimo di conservazione arriva massimo a due anni dalla vendemmia.
Invecchiamento spumante
I vini spumanti ottenuti con metodo classico, ossia fermentati in bottiglia, devono essere consumati entro sei mesi o al massimo un anno, in quanto la separazione dal lievito provoca il deterioramento delle loro qualità. È importante controllare la data della sboccatura ossia il periodo di esclusione dal lievito che si deposita sul collo della bottiglia per capire quanto tempo dovrà trascorrere prima di aprirla, in tutti gli altri casi gli spumanti devono essere consumati quanto prima per non perdere la loro caratteristica effervescenza.
Quanto dura un vino stappato
- Un vino bianco migliora per il primo paio d’ore dopo l’apertura (possono essere di più se vinificato in riduzione); in generale i vini bianchi dopo al massimo un giorno dall’apertura tendono a peggiorare dal punto di vista organolettico;
- Un vino rosso giovane ha un comportamento simile ai bianchi; la maggior complessità nella composizione chimica dei rossi fa sì che la loro evoluzione prosegua anche nelle prime 48 ore dall’apertura, poi inesorabilmente si va verso il decadimento;
- Un vino rosso strutturato o un vino passito ha un tempo di evoluzione più lungo e tende a cambiare, migliorandosi e liberando profumi inizialmente non percettibili anche oltre le 48 ore dall’apertura.
La chiusura delle bottiglie stappate con tappi ermetici, meglio ancora se sotto vuoto o sotto gas inerte, prolunga sicuramente la durata del vino. Per gli spumanti si può ricorrere al tappo stopper che evita l’evaporazione dell’anidride carbonica e aiuta a mantenere freschezza e profumi.