Martedì 24 Dicembre 2024
MATTEO MARIA ZUPPI
Cronaca

Zuppi e il significato del presepe: "Dio è presente nella nostra vita"

L’intervento del presidente della Cei: la Natività commuove perché riporta tutti noi all’essenziale

L’intervento del presidente della Cei: la Natività commuove perché riporta tutti noi all’essenziale

L’intervento del presidente della Cei: la Natività commuove perché riporta tutti noi all’essenziale

La rappresentazione del presepe ha sempre suscitato la creatività delle persone, sia nel realizzarla sia nel contemplarla. Il mistero di Dio che entra nella nostra vicenda umana, che "nasce", Lui che è eterno, che è da sempre e sarà per sempre, creatore del cielo e della terra, è uno stupore che non smettiamo di capire. Ci aiuta a vedere la grandezza della nostra debole natura umana. Ci commuove perché ci riporta all’essenziale, ci libera dalle rappresentazioni pornografiche della vita, quelle che riempiono i siti, i cuori, che deformano le menti e i sentimenti, che abbrutiscono tanto da nascondere il valore e la dignità della vita propria e altrui.

Il presepe è vedere lo straordinario nella vita di sempre, debole come è. Un Dio che nasce per certi versi è come avere un figlio: rappresenta un problema per chi vive per sé stesso, per chi non ha tempo da perdere, per chi pensa che amare gli altri sia privarsi di qualche opportunità. Solo donare la vita ce la fa trovare. E un figlio significa amarlo sempre. Dio ha speranza sul mondo e su ognuno di noi. Ecco il presepe. La nascita e la prova di un amore senza via di uscita di Dio.

Diventando uomo fa sua la nostra fragilità e, per tornare indietro, per salire al padre, deve passare come tutti gli uomini dall’affrontare il limite della vita, la morte. È un limite che accompagna fin dall’inizio la sua vita, minacciata dall’indifferenza ("venne tra la sua gente e i suoi non lo hanno accolto", "Non c’era posto per loro nell’albergo") e dalla violenza del potere personale, degli uomini che si fanno re, che impegnano sé stessi, che hanno paura e posseggono, si fanno loro dio e devono imporsi, uccidere il loro fratello, uccidendo così anche se stessi.

Non ci dobbiamo scandalizzare delle tante rappresentazioni di questo mistero, che lo collocano nella nostra vita concreta. Dobbiamo preoccuparci piuttosto quando, come diceva con arguzia il cardinale Biffi, in occasione del Giubileo del 2000, facciamo festa ma ci dimentichiamo del festeggiato, non lo sappiamo riconoscere, lo scambiamo con altro. Presepe è ogni volta che sappiamo contemplare la presenza di Dio nella nostra vita e la guardiamo con gli occhi del cuore, gli unici che vedono quello che altrimenti non sappiamo riconoscere.

di Matteo Maria Zuppi, Presidente della Cei