ROMA
Dall’altare di San Pietro si rifà a papa Benedetto XV e al suo monito contro "la sporcizia nella Chiesa" il cardinale Matteo Maria Zuppi per esprimere tutto il suo disappunto sulla piaga della pedofilia all’interno delle parrocchie. Davanti ai referenti territoriali del Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, intervenuti a Roma per il primo summit nazionale, il presidente della Cei predica umiltà e purezza sullo sfondo di un dramma che ha finito per incrinare la fiducia nell’istituzione ecclesiale di non pochi italiani, fedeli e non.
"Quanta sporcizia c’è nella Chiesa e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui – è il rimando del cardinale Zuppi al predecessore di Francesco sul soglio petrino –. Quanta superbia, quanta autosufficienza". Nella concomitanza della ’III Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi’ l’arcivescovo di Bologna, che ha fatto imboccare all’episcopato italiano la via della trasperenza sulla pedofilia, dando slancio ai centri di ascolto diocesani e pubblicando i primi report sul fenomeno – l’ultimo un paio di giorni fa con 54 vittime segnalate nel 2022 – dopo decenni di resistenze e silenzi, mette in guardia da atteggiamenti come "la superficialità e la mediocrità di fronte a "chi cerca giustiziai". L’atteggiamento da contrastare, per Zuppi, è " l’indifferenza, il far cadere nel vuoto" gli appelli delle vittime, "non ascoltare nel senso vero, non farsi ferire dalle parole rivolte a noi". Anche perché è "molto facile far passare i poveri come colpevoli", è la stoccata del cardinale.
Lo scorso anno il presidente della Cei, su sua sentita iniziativa, aveva incontrato Francesco Zanardi, presidente e fondatore della Rete L’Abuso, l’associazione che raccoglie le vittime dei preti pedofili. Un fatto eccezionale per la storia dell’episcopato italiano che aveva portato a successivi faccia a faccia tra i due. Fughe di notizie e incomprensioni, però, determinarono un raffreddamento dei rapporti. Ma ora proprio le parole del cardinale rilanciano l’urgenza per la Chiesa di mettersi in ascolto di chi ha subito sulla propria pelle la violenza di persone trasformate in orchi dalla talare nera.
Giovanni Panettiere