Roma, 18 febbraio 2021 - La prima zona bianca in Italia potrebbe essere la Valle d'Aosta, che avrebbe i numeri per il passaggio. Ma vediamo quali sono le regole per chi entrerà in questa quarta fascia. Nel Dpcm in vigore dal 16 gennaio è stata istituita una cosiddetta area "bianca", dove collocare zone o regioni che presentano uno scenario di "tipo 1", cioè che presentano un livello di rischio "basso" e tre settimane consecutive con un'incidenza dei contagi inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti.
Aggiornamento: Colori regioni: oggi il verdetto. Rt in crescita: 0,99 (1.07 nel limite superiore)
Zona arancione e rossa: mezza Italia a rischio
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E la Valle d'Aosta ha proprio i numeri teorici di "tipo 1" per contagi, pressione sugli ospedali, terapie intensive: per la terza settimana consecutiva ha meno di 50 nuovi contagi ogni 100 mila abitanti e i ricoveri sono 8, dei quali solo 2 in terapia intensiva.
Ma al momento resta un'ipotesi perchè decisione definitiva, che tiene conto anche di altri parametri, dovrà prenderla il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Via libera allo sci
Il passaggio a zona bianca farebbe decadere vari divieti e chiusure, come palestre, cinema, teatri, ma soprattutto per la piccola regione alpina significherebbe lo sbocco dello sci amatoriale, negato dal Dpcm fino al 5 marzo.
Resteranno mascherine e distanza
Speranza, quando illustrò alla Camera la quarta fascia, confermò però che le limitazioni nelle aree interessate "saranno relative alle regole fondamentali come indossare le mascherine". Quindi la fascia bianca, mascherina e distanziamento inderogabili, darebbe il via alla riapertura di ristoranti e bar, con la speranza che siano senza limiti di orario. Stesso discorso per i musei, già operativi in zona gialla, e dei cinema.
Il lockdown bianco costato 9,7 miliardi
Con una perdita di turisti stimata pari a 12,4 milioni di arrivi per Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta, Lombardia e Veneto sono tempi duri. A rischio almeno 9 mila lavoratori stagionali, subito. La decisione di posticipare l'apertura degli impianti sciistici porta con sè una situazione drammatica per il turismo bianco italiano: "mancati incassi per il comparto pari a oltre 9,7 miliardi di euro. L'ordinanza che ha stabilito la chiusura degli impianti sciistici fino al prossimo 5 marzo rischia, dunque, di mettere definitivamente in ginocchio il turismo invernale del Belpaese rappresentato da 6.170 chilometri di piste con circa 1.800 impianti di risalita al servizio dei comprensori sciistici che producono lavoro per ben 14 mila persone oltre all'indotto", scrive in una nota scientifica dell'Istituto Demoskopika. Il presidente Raffaele Rio ha quindi rivolto un appello al neo-ministro al Turismo Garavaglia: "Subito ristori adeguati alle perdite e revisione del Next Generation Italia altrimenti assisteremo alla stagione di de profundis del turismo montano".