Fino a quando il numero delle morti per Covid non sarà ’zero’ la battaglia resta incompiuta. Professor Clementi, ordinario di Microbiologia e Virologia al San Raffaele, quella del ministro Speranza è un’affermazione che non mette di buonumore. Zero non esiste, scriveva Victor Hugo. Ogni cosa è qualche cosa. Niente non è niente. Come incassa quello zero?
"Con stupore. Un’affermazione del genere dimostra che la politica sta ancora con entrambe le scarpe dentro la pandemia. Zero forse non esiste per qualsiasi malattia, ma la battaglia contro il Covid è già stata vinta, se ne facciano una ragione".
Nessuno ce l’ha detto. Non abbiamo sentito i clacson per le strade. Il traguardo dello zero implica che l’emergenza si protragga a tempo indeterminato. Ci togliamo la mascherina ma non quel peso dalle spalle. I Tartari sono sempre in agguato.
"Questa è la condizione umana. All’orizzonte ci sono plotoni di virus aviari che aspettano tranquilli di colonizzarci. Ma ormai al centro del nostro mondo c’è solo il Covid. Chi ci governa continua a considerarlo un nemico imbattibile anche se ormai non ha scampo. Sulle mascherine da tenere in tasca mi sento di dire: era ora. Anche se penso che non sia un addio definitivo. Al prossimo picco di influenza la gente tornerà a coprirsi la bocca in metropolitana. E non perché sia imposto ma perché abbiamo capito che è una misura di prevenzione intelligente".
Vaccino Covid: come spostare l'appuntamento regione per regione (prima dose e richiamo)
Non sarà troppo ottimista? Il virus che arretra, la gente che diventa saggia. Non sembra vero.
"Ripeto: abbiamo vinto. Perché con i vaccini abbiamo trovato le armi giuste. E se smettiamo di vaccinare perdiamo, il confine è abbastanza sottile. Questo virus non può inventarsi vie di fuga all’infinito, ha i suoi limiti. Anche la tanto sbandierata variante Delta va ridimensionata: è vero che si diffonde di più, anche fra i giovani, ma non aumenta il numero dei ricoverati".
Allora a che scopo tenerci sulle spine? E quello zero imprendibile. Lei è sicuro che i morti siano sempre stati contati in maniera corretta? Diciamo meglio: in un modo che mettesse d’accordo scienza e politica.
"Grande è stata la confusione sotto al cielo. Io posso portare solo aneddoti. L’anno scorso un giovane motociclista ebbe un incidente davanti al mio ospedale. Fu ricoverato al pronto soccorso, gli fecero il tampone e risultò positivo. Il giorno dopo morì perché le sue condizioni erano gravissime ma venne messo nel computo dei decessi per Covid. Non so dire quanti siano stati i casi analoghi. Oggi non accade più ma per un certo periodo i conti non sono tornati. Dissonanze, chiamiamole così".
Il ministro della salute rincorre lo zero ma ammette che rispetto ai bollettini drammatici di qualche mese fa la battaglia è entrata in una nuova fase. Più rilassata.
"E io mi permetto di aggiungere: malgrado i pasticci che sono stati fatti. AstraZeneca è stato sfortunato dall’inizio pur avendo dimostrato di potere di bloccare l’infezione in maniera eccellente. Al primo caso problematico e certamente doloroso abbiamo reagito in maniera emotiva senza una sufficiente valutazione dei dati. Ed emotivamente è stato deciso il dirottamento sulla vaccinazione eterologa anche se è stata studiata solo su un campione di 800 persone. Ancora una volta una scelta politica e non scientifica".
Mettiamo che zero morti sia ufficialmente la fine dell’emergenza. Cosa si augura che accada a quel punto?
"Che le ragazze tornino a vaccinarsi contro il papilloma virus - 500 mila casi di cancro al collo dell’utero ogni anno – e io e mia moglie quasi settantenni a fare prevenzione oncologica. Che si ricomincino a considerare le malattie cardiovascolari e psichiatriche. Che riprendano i trapianti di organi e di midollo. I malati di allora sono ancora tutti lì. Ma qualcuno continua a pensare che ormai si muoia solo di Covid".