Giovedì 26 Settembre 2024
GIAMPAOLO PIOLI
Esteri

Zelensky sfida la Russia all’Onu: "Togliere a Mosca il diritto di veto". E se ne va prima che entri Lavrov

Salta il faccia a faccia tra le due nazioni in guerra. Il presidente ucraino: "La pace? Solo con il ritiro russo". Il ministro degli esteri del Cremlino attacca: "Pupazzo nelle mani degli Usa, è lui a rifiutare il dialogo". .

Zelensky sfida la Russia all’Onu: "Togliere a Mosca il diritto di veto". E se ne va prima che entri Lavrov

Zelensky sfida la Russia all’Onu: "Togliere a Mosca il diritto di veto". E se ne va prima che entri Lavrov

Fra Russia e Ucraina è uno scontro diplomatico che inizia già dal protocollo. Il presidente di turno del Consiglio di sicurezza dell’Onu, il premier albanese Edie Rama, grande barzellettiere, dà la parola per primo al presidente Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino, in camicia verde militare, parma mentre il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov rimane fuori dalla porta. I due non si sfiorano neanche. Entrano ed escono da due ingressi diversi del Consiglio di sicurezza. Zelensky parla di Russia criminale nell’aggressione del suo Paese, insiste per un piano di pace che metta al primo punto il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e chiede che l’Onu sospenda il diritto di veto a Mosca. Poi Zelensky lascia l’aula. E come con le porte girevoli entra in scena Lavrov. "Sono gli ucraini a non volere l’inizio dei negoziati – tuona il ministro degli esteri di Mosca –, pupazzi nelle mani degli Usa". Pesante e ruvido quanto si vuole è un gioco delle parti. Coreografico, prevedibile, ma sempre sanguinario coi missili e le bombe che mentre a New York discutono, continuano a cadere sull’Ucraina e sulla Crimea.

Nessuno si aspettava una svolta dal Consiglio di sicurezza viste anche le assenze dei capi di Stato dei membri permanenti, dalla Cina alla Francia dall’Inghilterra alla Russia. Anche Joe Biden non era in aula, ma ha mandato il segretario di Stato Antony Blinken a rafforzare la dose di accuse contro Mosca. Chi si sforza però di leggere i linguaggi del corpo dei protagonist,i sa che dietro le quinte di questa grande assise mondiale le trattative a tutto campo sono intense e non solo gli americani cercano un passaggio verso un confronto, ma anche i russi potrebbero trarne benefici senza doversi affidar solo ai nuovi proiettili della Corea del Nord.

Zelenksky non poteva che fare l’irriducibile, ma ieri a New York e oggi negli incontri di Washington sentirà con le sue orecchie che la musica potrebbe cambiare. E, retorica a parte, non ci sono le condizioni per continuare una guerra ad oltranza col rischio di farla lievitare per errore o per calcolo a livello mondiale.

Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che non è mai stato ambiguo e nemmeno sfumato nel condannare l’aggressione russa, auspica anche lui un confronto fra le parti in guerra che non debba necessariamente partire dalla fotocopia delle posizioni attuali sul terreno. Potrebbe comprendere altre varianti come zone protette anche da forze Onu, nuovi referendum meno arbitrari di quelli effettuati in Crimea o nelle aree del Donbass, ma soprattutto anche una verifica piu attenta su certe imposizioni linguistiche e culturali effettuati dagli ucraini.

Zelensky è a New York con tutto il suo quartier generale pronto a chiedere nuovi armamenti, ma anche ad offrire contratti privilegiati nella ricostruzione agli Stati Uniti e a chi ci sta. Lavrov non ha mandato da Putin per stringere alcun compromesso, ma sostiene potrebbero essere gli Usa a imporre a Kiev una mediazione in quanto considera gli ucraini "marionette della Casa Bianca". Di fatto il ministro degli esteri russo anche se con cinismo, indica gli Usa come interlocutori sebbene dietro le quinte. Ma soprattutto Lavrov nei suoi numerosi incontri in agenda e fuori dal Palazzo di vetro avrà la percezione netta e schietta di come si sta orientando il mondo anche nei tempi lunghi verso Mosca. E questo è un elemento che Putin non può più trascurare.