Roma, 10 ottobre 2024 – Il premier ucraino, Volodymyr Zelensky, si prepara a un tour europeo e ci arriva condotto a più miti consigli.
O almeno così sembrerebbe. Il numero uno di Kiev oggi incontrerà la premier Giorgia Meloni a Roma ed Emmanuel Macron all’Eliseo. Domani invece sarà la volta di papa Francesco, che è stato invitato più volte in Ucraina, ma che non ha mai raccolto ufficialmente l’invito, aspettandone uno anche da Mosca per non compromettere il tentativo di mediazione in corso dall’inizio del conflitto. E domani Zelensky volerà anche a Berlino dal cancelliere Scholz e dal presidente Steinmeier.
La parola d’ordine, oltre a prudenza, è flessibilità, con Zelensky che se non apre completamente a una trattativa, utilizza toni meno perentori di una volta. Non ci sono state dichiarazioni ufficiali, ma rumors fuoriusciti dall’entourage del presidente. Le parole utilizzate aprono uno spiraglio, se non verso la pace, almeno verso l’inizio di una trattativa e che probabilmente, almeno in parte, sono dovute all’avanzata delle truppe di Mosca in Donbass.
Per fare ipotesi e speculazioni è ancora troppo presto, ma è ragionevole credere che dietro a queste indiscrezioni ci sia la possibilità di lasciare ai russi almeno una parte delle terre che hanno conquistato in questi quasi tre anni di guerra.
Gli occhi sono puntati sul vertice Ucraina-Europa sudorientale, in programma per novembre e a proposito del quale il leader di Kiev ha dichiarato: “Da luglio stiamo lavorando sui punti della formula di pace. Entro novembre sarà pronto il documento che delinea le condizioni dettagliate per la giusta fine della guerra. Stiamo preparando il secondo vertice di pace”.
Una situazione in fieri, dove i ritmi sono gestiti anche da Madre Natura e forse non in favore del presidente ucraino. Fonti del governo americano hanno fatto sapere che il presidente Biden non potrà partecipare al vertice del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina di Ramstein, in programma sabato prossimo, a causa dell’uragano Milton, che proprio in questi giorni si sta abbattendo sul Paese. Il vertice potrebbe riunirsi a Bruxelles il 17. In più, le elezioni del 4 novembre si avvicinano e Zelensky rischia concretamente di perdere il suo alleato più prezioso. Non sappiamo ancora chi vincerà le elezioni del 4 novembre prossimo, ma è lecito pensare che, anche se a trionfare dovesse essere la candidata democratica Kamala Harris, sull’Ucraina potrebbe avere una linea più morbida rispetto al suo predecessore. E poi c’è il faccia a faccia con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che deve tenere conto delle elezioni in programma per l’anno prossimo e con l’estrema destra che potrebbe bissare su scala nazionale i risultati ottenuti nelle ultime tre elezioni regionali. Intanto, comunque, gli ambasciatori dei 27 presso l’Ue hanno dato il via libera al meccanismo per il prestito a Kiev deciso nell’ambito del G7.
Chi va avanti imperterrita e non sembra intenzionata, almeno a parole, a un approccio più flessibile, è la Russia. Le truppe del Cremlino avanzano in Donbass e, da Mosca, tornano a rilanciare la minaccia nucleare. Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, il pericolo di guerra nucleare “è seriamente aumentato” a causa delle “politiche distruttive dell’Occidente”. La diplomatica ha poi lanciato l’ennesimo avvertimento agli Stati Uniti e agli altri membri Nato: “Invece di agire sconsideratamente lungo la via americana – ha aggiunto Zacharova – si dovrebbe tornare in sé e rendersi pienamente conto delle conseguenze catastrofiche della loro linea”.