Sabato 23 Novembre 2024
MASSIMO CUTÒ
Cronaca

Zangrillo, da "il Covid è morto" alla (mezza) retromarcia

Il medico dell’ex premier a maggio aveva detto che la malattia provocata dal virus era sparita. Ora ammette: "Ho usato toni forti e stonati"

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"L’umore del presidente Berlusconi non è dei migliori. E nemmeno il mio". È un momento complicato per Alberto Zangrillo e per il suo paziente più illustre, l’uomo che segue passo passo da una quindicina d’anni. In meno di 48 ore la situazione si è fatta intricata. Berlusconi è passato "dallo status di soggetto a quello di paziente", spiega il primario di anestesia e rianimazione del San Raffaele a Milano. E nel distinguo c’è tutto.

Ora tremano la famiglia e il partito

Il Cavaliere è tornato nella piccola suite al sesto piano della clinica, padiglione Diamante, dove era già stato per l’intervento al cuore del 2016. Anche allora, al suo fianco c’era Zangrillo. Così come nel 2009, quando un pazzo gli spaccò la faccia lanciandogli addosso una statuina. Stavolta il nemico si chiama Covid-19. A combatterlo è una coppia i cui destini, ora più che mai, sono indissolubili. Perché Berlusconi ha un’età a rischio e condizioni pregresse che lo rendono vulnerabile. Perché Zangrillo ha passato l’estate in trincea, giocandosi la credibilità di luminare con le dichiarazioni sul virus che hanno spaccato il mondo scientifico.

Il segno di Z è datato 31 maggio: il Covid è morto clinicamente, aveva clamorosamente dichiarato in tv. Ieri, descrivendo pubblicamente le condizioni dell’ex premier, il parziale passo indietro: "Ho usato un tono forte – ha ammesso – e probabilmente stonato. Ma fotografava quello che continuiamo a osservare oggi. Abbiamo curato da febbraio centinaia di pazienti in terapia intensiva, poi la situazione è cambiata. Anche adesso stiamo attenti a definire ricoveri per Covid quelli che in realtà dipendono da altre patologie". Non è un’abiura, neppure un mea culpa: "Non arretro di un centimetro".

Ma è evidente che il medico genovese, 62 anni, capisce di essere nell’occhio del ciclone. L’hanno accusato di essere il caposquadra dei negazionisti. Oggi puntualizza: "Mai negato che il virus esista, che sia contagioso e pericoloso, a volte drammaticamente letale. Però è da fine aprile che predico: rispettiamo le regole, ma dobbiamo conviverci. Se lo facciamo non ci sarà una seconda ondata".

Andatelo a spiegare ai social e ai leoni da tastiera, che lo sovrastano di critiche feroci e sferzanti ironie. Zangrillo ha ammesso davanti ai suoi più fidati collaboratori di essere stanco, dopo una logorante guerra di trincea: l’assedio alla terapia intensiva, il timore di non riuscire a fronteggiare l’emergenza, i numeri sbandierati contro i detrattori, il ricovero recentissimo di Briatore. Tutto nelle sue mani. "Ma è un combattente che non si risparmia mai, figuriamoci con il caso Berlusconi", sussurrano in reparto. La missione è guarire Silvio e rimetterlo in pista per l’ennesima volta. O saranno guai per tutti. Per l’entourage che circonda il malato, tanto per cominciare. "Ma a chi sta veramente a cuore la salute di un uomo anziano e fisicamente fragile?", è la frase che rimbalza nei corridoi ovattati del San Raffaele.

Le foto del presidente in vacanza, senza mascherina, avevano già messo in allarme i sanitari. I mugugni filtrano in direzione opposta da alcuni settori di Forza Italia, che se la prendono proprio con i camici bianchi. Non è piaciuto il dietrofront di Zangrillo: in poche ore Berlusconi è passato da positivo asintomatico a bisognoso di ricovero, sottoposto a una tac alla mezzanotte di giovedì perché scosso da febbre e tosse. Anche una parte della famiglia ha qualcosa da ridire al suo interno. Non esplicitamente, ma un fuoco amico mira ai figli Barbara e Luigi, protagonisti di serate festaiole tra la Sardegna e Capri. Atteggiamento che il patriarca ancora ignaro del contagio (e non solo lui) non aveva affatto gradito.

Proprio per questo, per stemperare il clima tra Arcore e le altre domus, un attimo prima del ricovero ha lasciato detto: "Non date la colpa a Barbara, ormai è fatta". C’è però che stavolta Berlusconi ha davvero paura, sa che il virus è un rivale subdolo e le rassicurazioni non servono. C’è un unico uomo a cui affidarsi. Tocca al fattore Z e a nessun altro risolvere il problema.