Venerdì 29 Novembre 2024
NINO FEMIANI
Cronaca

Viviana Parisi, il procuratore: "Gioele mi colpisce al cuore, devo trovarlo"

La madre dj morta, parla il pm Cavallo: ricerche senza esito, c’è frustrazione. "Dalle celle telefoniche capiremo chi c’era in quel luogo".

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Il procuratore Angelo Cavallo conclude l’ennesimo vertice in prefettura. Ha la voce affranta dopo 15 giorni di ricerche vane di Gioele, il bimbo di 4 anni, scomparso nelle campagne di Caronia (Messina) dopo la morte della mamma, la deejay Viviana Parisi. "È la mia inchiesta più difficile? Ne ho seguite tante, mi sono capitati tanti omicidi, alcune inchieste particolarmente complicate, altre davvero efferate. Ma questa mi tocca da vicino, mi colpisce dentro, perché riguarda la sorte di un bambino. E poi avverto un senso di frustrazione per il tempo che passa e per queste ricerche finora senza esito".

Dopo lo sfogo che mostra l’altra faccia dell’investigatore freddo e riflessivo, ecco due novità ‘sul campo’. La prima: si stanno eseguendo analisi dei tabulati delle celle telefoniche di Caronia e delle zone limitrofe per individuare le persone presenti sul posto il 3 agosto (giorno della scomparsa), per capire chi fosse lì in quel momento. Un paio di giorni per avere i risultati. La seconda: da oggi ci saranno anche 10 squadre dell’Esercito, specialisti nel controllo del territorio, che si uniranno alla battuta. "C’è un terreno sterminato dove cercare – dice il procuratore –, quasi 700 ettari. È un territorio insidioso, se si passa a tre metri di distanza, non si vedono cose coperte dai cespugli. Più personale abbiamo, più cani abbiamo e più è facile che si arrivi ad un risultato". Serpeggia un po’ di malumore per l’appello del marito di Viviana, Daniele Mondello, a radunare dei volontari per una ‘battuta’ parallela a quella di forze dell’ordine e protezione civile (stamattina, ore 7,30 presso il centro di coordinamento sulla ss113 al distributore di benzina IP di Caronia). "La protezione civile, che gestisce volontari già formati, ci ha detto che non può prenderne altri. L’unica cosa che questi potrebbero fare è di battere delle zone non interessate dalla nostra protezione civile e dai vigli del fuoco. Altrimenti si crea solo confusione e intralcio. La loro presenza non ci dà fastidio, ci mancherebbe, però è meglio che perlustrino zone circostanti".

La testimonianza del turista, residente sembra in un Comune della Lombardia, ha intanto sgombrato il campo da alcune ipotesi, come quella che il bimbo possa essere morto nell’incidente, all’interno della galleria Pizzo Turda, tra l’auto guidata dalla mamma e il furgone degli operai della manutenzione stradale. "È ragionevole che questo accada, ma noi non stiamo escludendo nulla – aggiunge il procuratore Cavallo – proprio per prudenza. Cosa ha detto il testimone? Sono cose ancora riservate. Posso solo dire che ha usato questa frase: ‘Viviana aveva un’espressione assente’. Il testimone ha anche cercato di interagire con lei, chiamandola, ma la signora non ha risposto ed è andata via lungo la scarpata".

Una boscaglia nella quale lei si è inoltrata probabilmente prima con il bambino in braccio e poi da sola. Arrivando al traliccio dell’Enel davanti al quale è stata trovata morta. Aggredita da cani feroci? Il procuratore fa luce su questi particolari: "È un’ipotesi che prendiamo in considerazione da tempo, abbiamo trovato un molosso dentro un recinto all’interno di una tenuta di proprietà di un agricoltore. I nostri cani molecolari sono stati anche lì, non hanno trovato nulla. Posso dire che proprio all’inizio abbiamo ispezionato questi casolari abbandonati, è stata la nostra prima fase di ricerca". E c’è un ‘giallo del calzino’ non trovato ai piedi della donna? E il corpo di Viviana, dopo l’autopsia, ‘parla’ per davvero o c’è ancora bisogno di tanto tempo per avere dei risultati definitivi? Cavallo non si sottrare a chiarire questi punti che hanno generato non pochi interrogativi. "Posso dire: c’erano due calzini e due scarpe. Non so chi abbia messo in giro questa vicenda del calzino mancante. Almeno questo giallo risparmiamocelo. L’autopsia, è vero ci vogliono 90 giorni, ma questo non significa che quando è finito l’esame anatomopatologo, i medici non vengano dall’inquirente a dire: secondo noi è successo questo e questo. Chiaramente abbiamo formato una nostra idea".