Martedì 16 Luglio 2024
COSIMO ROSSI
Cronaca

Vittorio Sgarbi e i cachet d’oro, il ministro non ci sta: "Se ne occupi l’Antitrust". La premier valuta il caso

Monta la polemica sugli extra compensi, il sottosegretario è indagato. Sangiuliano: serve un approfondimento. Il critico d’arte: "Non mi dimetto"

Vittorio Sgarbi con Gennaro Sangiuliano

Vittorio Sgarbi con Gennaro Sangiuliano

“La questione è all’approfondimento, mi volete dare qualche giorno per approfondire?". Si divincola così il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, interpellato dai cronisti a Montecitorio sul caso del sottosegretario Vittorio Sgarbi, accusato a mezzo stampa di aver incassato emolumenti spudorati per le sue partecipazioni a eventi e soprattutto di aver frodato il fisco. Ma non è che l’ultimo atto di una lunga giornata d’indiscrezioni e polemiche che hanno investito il sottosegretario. Che, dopo aver promesso querele, riguardo le possibilità di dimettersi in seguito alla vicenda assicura lapidario: "Nessuna".

Anche la premier Giorgia Meloni, a quanto informa palazzo Chigi, "approfondirà" la vicenda Sgarbi. Di cui intanto è stata investita la commissione Antitrust, che conferma di aver ricevuto "la documentazione inviata dagli uffici del ministro Sangiuliano" e iniziato il relativo esame per la parte relativa agli emolumenti. Mentre l’eventuale evasione fiscale è oggetto di indagine da parte della procura di Roma dall’estate scorsa.

La vicenda emolumenti prende le mosse da un servizio del Fatto su "favori retribuiti e rimborsi dubbi" percepiti da Sgarbi. "Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose", dice interpellato dal Fatto il ministro Sangiuliano, paladino degli ingressi a pagamento ai siti culturali. Da Bologna, per occuparsi della Garisenda pericolante, Sgarbi replica leggendo i messaggi del ministro, che gli avrebbe scritto di non aver "rilasciato nessuna intervista" e non saper neanche di che cosa si tratti. A detta del sottosegretario "l’ultima volta che abbiamo parlato è stato 12 ore fa e mi ha fatto venire a Bologna dimostrando un affetto straordinario". Salvo che poco dopo il ministro afferma: "Da tre giorni non lo sento e non gli mando messaggi".

Versioni affatto differenti da cui si evince come il caso tragga linfa anche dal dualismo mai sopito tra il ministro dalle alte aspirazioni intellettuali, fattosi strada come esponente organico alla destra fino alla direzione del Tg2, e il sottosegretario che, al netto del caratteraccio, vanta un bagaglio culturale indubitabile. Al netto delle cortesie di ufficio, insomma, Sangiuliano e Sgarbi son alquanto differenti, per non dir incompatibili.

In una lunga nota il sottosegretario accusa di riportare "ricostruzioni diffamatorie e calunniose di una lettera anonima" inviata frodando gli account del ministero, riservandosi perciò di adire alle vie legali contro il quotidiano. Quanto però al farsi retribuire, Sgarbi è fedele alla propria idea che l’ingegno debba esser retribuito: "Qualunque articolo viene pagato, come qualunque libro genera diritti d’autore. Ogni libera prestazione, conferenza, spettacolo, deve essere pagata".

Al netto delle polemiche sugli emolumenti, il problema però è il fisco. Il sottosegretario alla Cultura è infatti sotto inchiesta da questa estate, quando i magistrati di piazzale Clodio gli hanno notificato l’elezione di domicilio. Nei suoi confronti l’accusa è di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. La vicenda, che risale all’ottobre del 2020, riguarda debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro che il critico d’arte non avrebbe pagato. Il procedimento è legato a un’asta durante la quale, secondo l’accusa, la fidanzata di Sgarbi, Sabrina Colle, avrebbe acquistato un’opera dell’artista Vittorio Zecchin (maestro vetraio muranese classe 1878 dalle propensioni secessioniste viennesi) pagandola 148 mila euro circa. Per i magistrati il reale acquirente sarebbe però lo stesso critico d’arte.