Martedì 24 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Vittorio Emanuele e l’omicidio di Dirk Hamer. Il processo, l’assoluzione e quella misteriosa intercettazione

Nel 1976 il principe fu accusato di aver ucciso un 19enne tedesco al largo dell’isola Cavallo in Corsica

Vittorio Emanuele di Savoia è morto all'età 86 anni

Roma, 3 febbraio 2024 - Il nome di Vittorio Emanuele di Savoia, morto oggi all'età di 86 anni, è stato per anni legato a un caso giudiziario dai contorni ancora poco chiari, in cui il nobile fu accusato e assolto per l'omicidio del 19enne Dirk Hamer, per poi ammetterlo lui stesso anni dopo in un'intercettazione che non potrà mai essere usata.

Il figlio dell'ultimo re d'Italia la notte tra il 17 e 18 agosto 1976 era alla rada con la sua barca davanti all'isola di Cavallo in Corsica.. Stava dormendo quando il rumore di alcuni ragazzi lo svegliò. Il gruppetto allegro, alcuni ospiti del Coke del playboy Nicky Pende, ex di Stefania Sandrelli, stavano 'prendendo in prestito' il gommincino del principe per raggiungere la riva. Il principe andò su tutte le furie, caricò la sua carabina e salì a bordo del Coke per chiedere spiegazioni, ma la situazione degenerò. Vittorio Emanuele sparò un colpo in aria e subito Pende gli fu addosso. Nella colluttazione però partì un altro colpo che colpì una barca vicina, il Mapagia. Il proiettile sfondò la carena e centrò la coscia dello studente tedesco di 19 anni Dirk Geerd Hamer, figlio del medico tedesco Ryke Geerd Hamer. Il giovane morì a dicembre dopo una lunga agonia.

Vittorio Emanuele fu arrestato con l'accusa di omicidio e finì a processo in Francia, perché il fatto era accaduto in Corsica. Al processo la difesa del principe sostenne che c'erano altre persone sulla barca che avrebbero sparato durante la discussione, erano fuggire in seguito e non erano mai state identificate dalla gendarmeria. Gli investigatori francesi però non riuscirono mai a perquisire o a effettuare una perizia scientifica sulla fiancata del Mapagia, dove dormivano i turisti tedeschi al momento del ferimento di Dirk, perché l'imbarcazione (di proprietà della famiglia Leone) venne inviata in Sardegna dove fu smantellata. Inoltre l’accusa inciampò anche sul calibro del proiettile killer, che non risultava in dotazione alla carabina utilizzata da Vittorio Emanuele.

Così la corte parigina nel 1991 prosciolse il principe dall'accusa di omicidio, e lo condannò a sei mesi, con condizionale, per porto d'ama abusivo. Caso chiuso? No, per niente, i media e soprattutto Brigit Hamer, l’affascinante sorella del ragazzo morto quella notte, continuarono a sollevare dubbi sulla notte fatale. I giornali non diedero tregua, e si seppe anche che quella notte il principe, già poco amato in patria, aveva gridato, fucile in mano: "Maledetti italiani".

Poi arrivò la presunta ammissione, colta da una microspia mentre il principe si trovava nel carcere di Potenza il 21 giugno 2006, per il caso Vallettopoli. Vittorio Emanuele fu intercettato mentre affermava: "Anche se avevo torto... devo dire che li ho fregati. È davvero eccezionale: venti testimoni, e si sono affacciate tante di quelle personalità importanti. Ero sicuro di vincere. Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era steso, passando attraverso la carlinga".

L'intercettazione però fu subito rigettata dai suoi difensore, che la ritenevano alterata e falsata. Anni dopo la registrazione finì nella mani della sorella di Dirk che la inviò ad alcuni media.

Nel 2002, abolita la norma costituzionale che teneva gli eredi maschi dei Savoia lontani dal suolo italiano, il principe è potuto rientrare. Nel 2002, nell'ottica di migliorare la sua immagine in Italia, prese le distanze dalle leggi razziali, prima volta nella storia di casa Savoia, e rese alcune dichiarazioni in cui accettava la fine della monarchia giurando per iscritto fedeltà alla Costituzione repubblicana e al presidente della Repubblica. Per poi chiedere allo stato italiano 260 milioni di euro in risarcimento per l'esilio e la restituzione dei beni confiscati.

Ma i guai non erano finiti per Vittorio Emanuele: nel 2006 fu di nuovo arrestato con accuse di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso, e associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione nell'ambito di un'indagine legata al casinò di Campione d'Italia. Nel 2006, a seguito di una sua parziale ammissione dei fatti, fu posto agli arresti domiciliari. Ma Tribunale del Riesame di Potenza li revocò, imponendogli il solo divieto di espatrio. Nel 2022 ha chiesto la restituzione dei gioielli di famiglia Savoia custoditi dalla Banca d'Italia