Lunedì 24 Marzo 2025
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Vita da astronauta (per 5mila euro), 10 giorni sdraiati sull’acqua: l’Agenzia spaziale cerca volontari

L’Esa ospita in una clinica venti persone tra 20 e 40 anni: allo studio gli effetti dell’assenza di gravità. Metà dei partecipanti dovrà restare distesa su un piano inclinato, l’altra metà galleggerà in una vasca

La misurazione del flusso sanguigno di un volontario (Esa)

La misurazione del flusso sanguigno di un volontario (Esa)

Roma, 24 marzo 2025 – Il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin entrò nella navetta Vostok dal cosmodromo di Baikonur, in mezzo alla steppa dell’attuale Kazakhstan, per cambiare le prospettive e le domande dell’umanità: cosa succede a un corpo umano in orbita? Senza gravità, in un ambiente dove tutto fluttua, si può deglutire o si rischia di finire soffocati? Il cosmonauta aveva a disposizione due tubetti di pasta di carne e un tubetto di mousse al cioccolato e, in base alla conoscenze dell’epoca, una vaga certezza: non lo avrebbero ucciso, come riuscì a confermare nei 108 minuti trascorsi fuori dall’atmosfera consumando il suo pasto. Il cosmonauta sovietico Gherman Titov, nell’agosto 1961, fu il secondo uomo ad andare in orbita e il primo a vomitare nello spazio. Nel 1985, durante una missione a bordo dello Shuttle, l’astronauta americano Jake Garn fu tormentato da nausea e conati talmente potenti da diventare un punto di riferimento per il “mal di spazio”: in suo onore fu creata la Scala Garn, dove il livello massimo corrisponde ai disturbi patiti dall’uomo della Nasa. Erano pionieri ai quali dobbiamo essere grati per il sacrificio, improvvisavano.

La preparazione

Oggi invece la corsa alle stelle si prepara come una maratona, le simulazioni sono sempre più sofisticate e si prefiggono un doppio traguardo: migliorare la vita in cielo ma anche in terra. I professionisti passano attraverso un addestramento di due anni: corrono e vanno in bicicletta per migliorare le capacità cardiovascolari, praticano l’arrampicata, affinano l’equilibrio tirandosi palline seduti su una grossa palla instabile. Per farla semplice. Ma anche i dilettanti, coloro che non saliranno mai oltre la cima di una seggiovia, possono contribuire al progresso “vendendo” il proprio corpo e il proprio tempo alla scienza.

L’arruolamento

È in corso un esperimento al quale solo gli irrequieti senza speranza potrebbero dire di no. Cinquemila euro per passare dieci giorni sdraiati a farsi i fatti propri senza però cambiare mai posizione: quindi leggere, lavorare da remoto guardare serie su Netflix o semplicemente godersi una lunga serie di sonnellini. Una vacanza retribuita per consentire agli esperti dell’istituto di medicina spaziale Medes di Tolosa di monitorare tutti i cambiamenti prodotti dall’assenza di gravità sul corpo umano: sistema nervoso, immunitario e ormonale, vista, apparato cardiovascolare, metabolismo.

I candidati

I prescelti per lo studio clinico Vivaldi III (promosso dal centro nazionale di studi spaziali francese e dall’Agenzia spaziale europea) devono essere uomini fra i 20 e i 40 anni, in perfetta salute e non fumatori e mettere in conto che l’esperimento dura in tutto 21 giorni, i primi dedicati ai test per verificare le condizioni di partenza. Saranno divisi casualmente in due gruppi e sperimenteranno due modi diversi di simulare l’assenza di gravità.

L’esperimento

Dieci resteranno sdraiati per dieci giorni su un letto anti-ortostatico, cioè inclinato di sei gradi con la testa più bassa dei piedi. L’altra metà si calerà “a secco” dentro contenitori simili a vasche da bagno piene d’acqua e starà immersa fino al busto protetta da un tessuto impermeabile, in modo da provare una sensazione di galleggiamento simile a quella dei veri astronauti dell’Iss, la stazione spaziale internazionale di cui tanto si parla in questi giorni. E anche qui si ripropone il problema di Gagarin: per mangiare come si fa visto che la simulazione non può essere interrotta? E come si va in bagno? Per 5mila euro si può sopportare il disagio di accogliere il piatto su una tavola galleggiante e consumare con un cuscino sotto il collo, per i bisogni invece c’è solo l’imbarazzo di essere trasferiti su un carrello mantenendo una posizione rilassata. Immensa la soddisfazione, soprattutto per i pigri: aiutare l’esplorazione umana dello spazio in piena accelerazione ma anche la medicina terrestre, perché lo studio potrà aiutare i pazienti costretti a letto per lunghi periodi, gli anziani, chi soffre di problemi muscolo scheletrici.

Fino a oggi

È il terzo episodio della serie Vivaldi: nei primi i volontari – in quel caso uomini e donne – restavano a disposizione per cinque giorni. Ann-Kathrin Vlacil, responsabile scientifico di questo tipo di esperimenti all’Esa, guarda lontano: “Prolungando la durata dell’immersione a secco e confrontandola con il riposo a letto, stiamo perfezionando la nostra comprensione di come questi analoghi simulino la vita nello spazio, dei diversi effetti fisiologici e di come si completino a vicenda”. Indietro non si torna.