Roma, 6 dicembre 2024 – Il viaggio dei virus e l’arrivo di milioni di pellegrini per il Giubileo che verrà aperto da papa Francesco il 24 dicembre. Un gruppo di scienziati italiani – tra questi Massimo Ciccozzi – ha scritto una lettera a Lancet. Sotto la lente aviaria, Covid e Mpox (vaiolo della scimmie) e un obbligo: priorità alla prevenzione. Mentre negli ultimi giorni si è affacciato sulla scena mondiale il mistero della malattia in Congo, non ancora identificata.
Abbiamo chiesto a Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) come si deve preparare l’Italia.
"Nessun allarmismo, quali sono i rischi”
"Questa è la storia delle epidemie – premette il professore-. Si è sempre verificato che gli spostamenti di grandi masse di persone abbiano aumentato il rischio del trasferimento di infezioni da una parte all'altra del mondo. Sono corsi e ricorsi storici, non c'è da fare allarmismo, ce lo possiamo aspettare. Ma bisogna essere preparati”.
“Come ci dobbiamo preparare”
Ma come ci dobbiamo preparare? “Innanzitutto con una vigilanza serrata nei punti di arrivo dei pellegrini, soprattutto il personale sanitario aeroportuale deve intercettare l'arrivo eventualmente anomalo di persone con sintomi riferibile a quadri infettivi. Devono essere loro i primi a dare l'alert. In secondo luogo, è fondamentale la preparazione dei pronto soccorsi che devono essere allerta
t i sulle sindromi infettive che possono essere maggiormente implicate negli eventi epidemici”.Ecco le infezioni più pericolose
Ma quali sono le infezioni da sorvegliare, in via prioritaria? Risponde Andreoni: “Ne metterei in cima alla lista tre:
- le sindromi respiratorie come l'aviaria – che potrebbe dare la prossima pandemia - ma anche il virus sinciziale e l’influenza stessa
- le forme gastro-intestinali
- eventuali forme esantematiche come le febbri emorragiche, penso alla Dengue”.
"Misteriosa malattia del Congo, cosa sappiamo”
E come dobbiamo comportarci su quella che ancora oggi dobbiamo definire ‘misteriosa malattia’ del Congo, perché le informazioni sono ancora frammentarie? “Di solito questi eventi si verificano in zone molto remote dell’Africa – osserva Andreoni -. Quindi parliamo di malattie che non arrivano con i pellegrinaggi”.
Il fattore urbanizzazione animali selvatici
In questo quadro, gli animali selvatici in città rappresentano un potenziale rischio? “Diciamo così – chiarisce il professore -. L’urbanizzazione degli animali è un aspetto molto interessante, oggi. Dai gabbiani ai cinghiali ai pappagalli siamo esposti sempre di più a un contatto con loro. E quindi allo spill over, ossia al passaggio dei virus da animale a uomo”.