Roma, 24 novembre 2024 - La violenza dei giovanissimi sgomenta, l’allarme - ci dicono le statistiche - è esteso a tutta l’Europa. Stupri di gruppo. Femminicidi. Omicidi. Mauro Grimoldi, psicologo giuridico, ultimo libro ‘Dieci lezioni sul male. I crimini degli adolescenti’, è andato all’origine del male, ha cercato di analizzare quel che ci sta accadendo sotto gli occhi e ha provato soprattutto a individuare una cura. Gli abbiamo rivolto 5 domande. Partendo da una premessa: l’allarme è esteso a tutta l’Europa, come rilevano le statistiche.
“Analfabetismo affettivo e reati molto più violenti”
“Stiamo subendo quel che aveva già previsto la psicanalisi, sto pensando in particolare alla riflessione di Jaques Lacan, “dove la parola si dimette, inizia il regno della violenza. Cosa significa? Ci troviamo a vivere quasi una forma di analfabetismo affettivo e relazionale. Dopo il 2020, il periodo del lockdown, quando abbiamo preso una generazione di adolescenti e abbiamo ridotto le loro consuetudini, ci siamo trovati con reati uguali come numero, circa 60mila all’anno, ma molto più violenti”.
Cosa c’entra il periodo del lockdown
Quindi si spiega tutto con il lockdown? “No, è più complesso di così – corregge il professore -. Sappiamo con certezza e ormai da molti anni che la criminalità nei soggetti tra i 14 e i 18 anni, quindi nell’adolescenza, è direttamente collegata a un’incapacità delle persone di dirsi cosa succede, di raccontarsi l’origine del proprio malessere e anche solo di riconoscere che stanno male. Quindi l’adolescente vive il proprio disagio ma non sa che cos’è. Il primo capitolo del mio libro ‘Dieci lezioni sul male’ s’intitola ‘Il reato come la pioggia’. Vuol dire esattamente questo, un accadimento che nulla ha a che fare con me. Spesso gli adolescenti vivono il reato così”.
Stupri di gruppo e aggressioni sessuali
E cosa c’è all’origine delle aggressioni sessuali? “L’aggressione sessuale ha dinamiche molto precise, è sempre un tema narcisistico – è l’analisi dello psicologo -. Non si abusa dell’altro perché si vuole ottenere il piacere del corpo, si abusa dell’altro per essere all’altezza degli altri del gruppo”.
Violenza e mancanza di movente
E da dove nasce questa apparente mancanza di movente che sembra dominare la cronaca? “Il tema è questo – chiarisce Grimoldi -: l’adolescente non sa perché si trova lì, perché sta commettendo quel reato, non è nemmeno perfettamente consapevole di commetterlo. Qualche anno fa un gruppo di adolescenti ha preso una coetanea, l’ha uccisa e buttata in un pozzo. Sono stati arrestati, hanno confessato, dopo hanno chiesto di poter tornare a casa perché avevano finito. Se chiedo a un adolescente perché ha ucciso una persona che non conosceva, lui non mi sa rispondere. È come se chiedo a un nevrotico ossessivo perché si lava di continuo le mani, fino a scorticarsele”.
Come bisogna intervenire
“Lì si deve intervenire – raccomanda lo psicologo -, per restituire quell’adolescente al mondo sociale, senza che il minore commetta più reati. Questa è una cosa che in tanti territori si fa, riducendo di molto il rischio di recidiva, in altri territori invece no. E questo è un grosso problema. Perché noi abbiamo una legge, il Dpr 448, costruita apposta sull’idea che sia meglio recuperare che punire. Questo non per fare buonismo. Ma se prendiamo un ragazzo che a 14 anni comincia a compiere reati e continua finché ne ha 60, abbiamo di fronte a noi una persona che per 50 anni commette reati. Riusciamo a risolvere queste situazioni anche in percentuali molto alte, se riusciamo a capire il perché. La domanda sul perché, soprattutto nel caso di un omicidio ma anche di reato sessuale, una volta che facciamo la diagnosi, consente di programmare un intervento costruito su misura, di capire qual è il problema di quel minore”.